La settimana scorsa ero in una libreria indipendente di Milano per una presentazione e ho chiesto al libraio di suggerirmi qualcosa da leggere che fosse: 1) narrativa italiana; 2) pubblicato di recente. Lui se n’è uscito con questo titolo. “È narrativa?”, ho chiesto dubbiosa mentre lo sfogliavo. Mi ha rassicurata. Ora, potremmo discutere del carattere narrativo dei saggi scritti in prima persona, ma mi preme di più dire che Mariano Tomatis in questo brevissimo testo mescola lo storico, il letterario, la prestidigitazione, la resistenza. Attraverso le troppe citazioni di Michela Murgia, Émile Zola, dell’etnologa Clara Gallini e della sociologa Ruth Harris, Tomatis immagina la Lourdes che sarebbe potuta essere, ripercorrendo la storia dell’altra veggente, Joséphine Albario, quella che la chiesa cattolica ha condannato alla “strada dell’oblio”, lasciando che il tempo ne cancellasse le tracce e tramandando alla storia solo la figura ripulita di Bernadette. L’autore, insomma, cerca e insegue Joséphine “in minuscole note a margine”. È un libro insolito, affascinante anche se poco coeso (o forse proprio per questo), che tratteggia Lourdes sconfinando oltre i Pirenei, verso Disneyland, la Val di Susa e Achille Lauro, tra lo sfruttamento economico del “meraviglioso”, la lotta femminile contro le recinzioni della privatizzazione e il travestimento come superamento dei generi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati