Libano L’inchiesta sull’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 è stata sospesa il 26 settembre, dopo che l’ex ministro dell’interno Nouhad Machnouk, sospettato di essere coinvolto nell’incidente, ha sporto denuncia contro il giudice che guida le indagini.

Nigeria A Madamai, nel nordovest del paese, 34 persone sono morte il 26 settembre in un attacco condotto da uomini armati. Le violenze potrebbero essere legate alle tensioni tra agricoltori e pastori.

Sudan-Sud Sudan Dopo una chiusura decennale, i due paesi si preparano a riaprire alcuni posti di frontiera il 1 ottobre.

Torna il cinema a Mogadiscio

Feisal Omar, Reuters/Contrasto

Il 22 settembre il teatro nazionale di Mogadiscio (nella foto) ha organizzato la prima serata in trent’anni dedicata al cinema somalo. Sono stati proiettati due corti del regista Ibrahim CM, scrive Garowe On­line. Durante la guerra civile il teatro era stato occupato dai signori della guerra. Aveva riaperto nel 2012, ma per solo due settimane. La proiezione si è svolta tra rigide misure di sicurezza. Il 26 settembre un attacco suicida a un check­point vicino al palazzo presidenziale ha causato otto morti.

A Cambridge per Regeni

Il 26 settembre una delegazione della commissione d’inchiesta del parlamento italiano sulla morte di Giulio Regeni è andata in missione a Cambridge, dove incontrerà alcuni rappresentanti dell’università frequentata dal ricercatore, rapito al Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto il 3 febbraio con evidenti segni di tortura sul corpo. Quattro esponenti dei servizi segreti egiziani sono accusati dell’omicidio e sono imputati in absentia in un processo della procura di Roma che comincerà il 14 ottobre. Erasmo Palazzotto, il presidente della commissione parlamentare, ha detto al Guardian che lo scopo della missione non è “indagare su Cambridge”, ma chiedere l’aiuto dell’università per “trovare risposte ad alcune domande”. Il contenuto degli incontri sarà reso pubblico dopo due settimane. I lavori della commissione si concludono il 3 ottobre.

Sulla pelle dei profughi

Il giornale indipendente siriano Enab Baladi dedica un approfondimento ai metodi usati da vari paesi arabi e occidentali per ottenere vantaggi politici ed economici sfruttando i profughi. La Turchia, per esempio, esercita pressioni sulla comunità internazionale minacciando di aprire le frontiere. Il Marocco ha usato una strategia simile a maggio quando, in seguito a una disputa con la Spagna legata alla questione del Sahara Occidentale, ha lasciato che migliaia di migranti raggiungessero le enclave spagnole di Ceuta e Melilla. La Tunisia, invece, usa la questione migratoria come arma per ricevere il sostegno degli altri paesi. Anche il Libano fa leva sulla presenza di quasi due milioni di profughi siriani per chiedere aiuti esteri, usando le difficoltà di gestire il flusso migratorio per nascondere la corruzione e l’incapacità del governo. Questi metodi, nota il giornale, sono “terribilmente offensivi e incidono sull’integrazione delle persone: creano false speranze e impediscono di costruirsi un futuro in un altro paese”. ◆

Altro da questo numero
1429 - 1 ottobre 2021
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo