La richiesta delle donne

Santiago, 28 settembre (Marcelo Hernandez, Getty Images)

Il 28 settembre, giornata internazionale dell’aborto sicuro, le donne sono scese in piazza nelle principali città dell’America Latina. A Città del Messico, scrive SinEmbargo, le manifestanti hanno chiesto al governo di autorizzare l’interruzione di gravidanza in tutto il paese. Oggi è legale solo nella capitale e negli stati di Hidalgo, Oaxaca e Veracruz. Lo stesso giorno, si legge sull’Afp, la camera dei deputati del Cile ha approvato un progetto di legge che autorizza l’aborto entro la 14a settimana di gravidanza. La norma dovrà passare all’esame del senato.

Finalmente a scuola

“Per la prima volta da marzo del 2020 il governo venezuelano ha annunciato che alcuni istituti privati apriranno le porte tre volte alla settimana”, scrive El País. Progressivamente a ottobre le scuole riapriranno in tutto il paese, alternando una settimana in presenza a un’altra di didattica a distanza. Oltre alle difficoltà dovute alla pandemia, la scuola in Venezuela deve fare i conti con problemi strutturali: edifici fatiscenti soprattutto nelle zone rurali, stipendi bassi degli insegnanti e dispersione scolastica.

Città più violente

Nel 2020 negli Stati Uniti gli omicidi sono aumentati del 30 per cento rispetto al 2019, la crescita più significativa dagli anni sessanta. In generale le morti violente sono diminuite rispetto agli anni novanta, ma molte città, tra cui Albuquerque, Des Moines, Indianapolis, Memphis e Milwaukee hanno registrato i dati più alti di sempre. Nel 1990 il 14 per cento degli omicidi avveniva a Los Angeles e a New York, oggi la percentuale è scesa al 4 per cento. “Non c’è una spiegazione semplice”, scrive il New York Times. “Sicuramente ha influito la crisi economica e sociale causata dalla pandemia e l’aumento dell’acquisto di armi da fuoco. La pandemia ha anche complicato il lavoro delle forze dell’ordine”.

Haiti-Stati Uniti Il 23 settembre l’inviato speciale statunitense ad Haiti, Daniel Foote, si è dimesso per protestare contro l’espulsione di massa di migliaia di migranti haitiani dagli Stati Uniti, definita “disumana”. Il 19 settembre il governo statunitense ha cominciato a rimpatriare migliaia di haitiani accampati a Del Rio, in Texas. Le elezioni generali fissate per novembre ad Haiti sono state rimandate a data da destinarsi dopo che il 27 settembre il primo ministro
Ariel Henry ha sciolto il consiglio nazionale elettorale incaricato di organizzare il voto.

La scelta di Simone Biles

Simone Biles è arrivata alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 con la fama di migliore ginnasta del mondo, tra le più grandi di tutti i tempi. Tutti si aspettavano che avrebbe dominato le gare come ai giochi di Rio de Janeiro del 2016. Invece, poco dopo l’inizio delle qualificazioni ha capito che qualcosa non andava, non si sentiva a suo agio, era sempre più nervosa e alla fine ha deciso di ritirarsi dalla maggior parte delle gare individuali. In una lunga intervista al New York Magazine, Biles spiega i motivi di una scelta che ha sorpreso il mondo, ma che per lei era inevitabile: “Avrei dovuto fermarmi molto prima di Tokyo, dopo aver visto per due anni Larry Nassar rilasciare interviste. Era troppo da sopportare, ma ho cercato di convincere il mio corpo a continuare”. Nassar è il medico della nazionale di ginnastica statunitense che per anni ha molestato centinaia di atlete, senza che la federazione prendesse dei provvedimenti. Nel 2017 è stato condannato a 176 anni di reclusione. All’inizio di settembre Biles e altre atlete hanno testimoniato al congresso sulle molestie ricevute. ◆

Manifestazione xenofoba

La protesta contro i migranti a Iquique, 25 settembre 2021 (MARTIN BERNETTI, Afp/Getty Images)

“Il 25 settembre a Iquique, una città nel nord del Cile, almeno cinquemila persone hanno protestato gridando slogan xenofobi contro la presenza dei migranti venzuelani e incendiando tende, materassi e oggetti personali”, scrive La Tercera. Pochi giorni prima la polizia aveva sgomberato un accampamento dove vivevano centinaia di persone. Secondo le Nazioni Unite, nel mondo ci sono 5,7 milioni di migranti e rifugiati venezuelani.

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