Il 2 gennaio il primo ministro del Sudan, l’ex economista Abdalla Hamdok, si è dimesso a causa delle divergenze con i militari che hanno preso il potere il 25 ottobre 2021, scrive Sudan Tribune. Hamdok ha abbandonato l’incarico dopo che le forze di sicurezza hanno ucciso tre manifestanti a Khartoum, facendo salire a 57 il numero delle persone morte nelle settimane di proteste contro la giunta (nella foto). Senza Hamdok, spiega Bloomberg, il Sudan torna sotto il pieno controllo dell’esercito. Per il paese si allontanano così le prospettive di ricevere aiuti dall’estero per risollevare un’economia in ginocchio. ◆
Riconciliazione imperfetta
La scomparsa dell’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu ( nella foto, un suo ritratto ), morto il 26 dicembre a Città del Capo all’età di 90 anni, ha riacceso il dibattito sul processo di riconciliazione e lo stato della democrazia nel Sudafrica di oggi, scrive il New York Times. Tutu è stato uno dei leader nella lotta contro l’apartheid, e nel 1984 ricevette il premio Nobel per la pace. Dopo la fine del regime segregazionista, l’arcivescovo ebbe un ruolo di primo piano nella difficile transizione verso la democrazia guidando la Commissione per la verità e la riconciliazione, un tribunale speciale di giustizia riparativa. Ma il lavoro svolto allora ha mostrato dei limiti e “nei suoi ultimi anni di vita Tutu ha criticato il processo che aveva guidato, denunciando il governo dell’African national congress per non aver perseguito le persone a cui era stata negata l’amnistia e per non aver risolto le gravi disuguaglianze economiche”. Il 4 gennaio il presidente Cyril Ramaphosa ha ricevuto la prima parte di un rapporto di una commissione indipendente sulla corruzione ai più alti vertici del suo partito. In Sudafrica Tutu è ricordato anche per il suo impegno a favore dei malati di aids e delle persone lgbt, e contro il cambiamento climatico. “Ha spinto la chiesa anglicana ad approvare i matrimoni omosessuali e ad aprire al sacerdozio femminile”, ricorda Carlos Amato su New Frame.
Cambiamento a parole
Il p arlamento ha aggiunto la parola “giordane” alla costituzione, che in precedenza faceva riferimento ai cittadini usando il maschile plurale come genere non marcato, secondo la grammatica dell’arabo. Oraib Rantawi, che dirige il Quds center for political studies di Amman, ha detto a **The New Arab ** che l’emendamento, approvato il 2 gennaio, è positivo, ma non implica cambiamenti per quanto riguarda lo status legale delle donne nel paese e non affronta le cause della discriminazione che subiscono. Anche se la legge giordana criminalizza alcune forme di violenza contro le donne, il parlamento si è sempre opposto all’introduzione di sanzioni per reati come le molestie sessuali e la costituzione non protegge dalla discriminazione di genere. Il giornale panarabo ricorda che la misura ha provocato un acceso dibattito in parlamento, degenerato in una rissa scoppiata durante la seduta del 28 dicembre. I blocchi conservatore e islamista si opponevano infatti all’emendamento per motivi politici e sociali.
Fuori dall’accordo
Insieme a Mali e Guinea, l’Etiopia è stata esclusa il 1 gennaio dall’African growth and opportunity act (Agoa), un accordo commerciale che permette ai paesi dell’Africa subsahariana di esportare senza dazi negli Stati Uniti, scrive Al Jazeera. Washington ha sospeso l’Etiopia per le gravi violazioni dei diritti umani commesse nel corso della guerra in Tigrai. Alla fine di dicembre le forze armate di Addis Abeba hanno fatto sapere di non voler avanzare nella regione ribelle, dopo che i combattenti del Fronte popolare di liberazione del Tigrai si erano ritirati all’interno del loro territorio. Sono invece continuati i raid aerei governativi sul capoluogo regionale Mekelle.
Egitto L’attivista Sanaa Seif ( nella foto ) è stata rilasciata il 23 dicembre dopo diciotto mesi di carcere. Tre giorni prima il fratello, Alaa Abdel Fattah, è stato condannato a cinque anni di prigione per “diffusione di false informazioni”. L’avvocato Mohamed al Baqer e il blogger Mohamed Ibrahim sono stati condannati a quattro anni. Il 3 gennaio è stato scarcerato l’attivista egiziano-palestinese Ramy Shaath.
Mali La giunta militare al potere ha fatto sapere il 1 gennaio di voler prolungare il periodo di transizione verso la democrazia. Le elezioni, previste inizialmente il prossimo febbraio, si terranno nel 2026.
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