Il numero dei casi di covid-19 a Xian, un focolaio dove alla fine di dicembre si registravano 150 nuove infezioni giornaliere, ha cominciato a scendere dopo una settimana di lockdown. Ma le polemiche per la disorganizzazione nella distribuzione dei viveri ai 13 milioni di abitanti della città, che non sono autorizzati a uscire di casa nemmeno per comprare da mangiare, non si placano. E sui social network ha creato indignazione il trasferimento, poco dopo la mezzanotte del 1 gennaio, di un gruppo imprecisato di persone in strutture per la quarantena poco riscaldate e mal attrezzate. Il 4 dicembre è stato imposto il lockdown anche nella città di Yuzhou (in seguito all’individuazione di tre casi).
Lockdown e polemiche a Xian
Informazione impossibile
Il sito d’informazione indipendente di Hong Kong Citizen News ha deciso di chiudere visto il clima sempre peggiore in cui i mezzi d’informazione sono costretti a lavorare e per proteggere la sicurezza dei suoi dipendenti. La decisione è maturata dopo il raid della polizia alla fine di dicembre nella redazione di un’altra testata, Stand News, il più importante giornale filodemocratico ancora attivo, e l’arresto di sette persone per sospetta violazione della legge antisedizione. “Non abbiamo altra scelta”, spiega il caporedattore Chris Yeung all’Hong Kong Free Press, “anche se continuassimo a lavorare non potremmo occuparci delle notizie che ci interessano”.
Vecchie tensioni con il vicino
Tra il Pakistan e il nuovo regime afgano riemergono vecchie tensioni, scrive Asia Times. Il 22 dicembre i taliban hanno impedito ai militari pachistani di erigere un tratto della recinzione che stanno costruendo lungo il confine, non riconosciuto dai taliban perché stabilito nel 1893 dai britannici e dall’emirato afgano. Poco dopo, da un’altra provincia, l’esercito pachistano ha sparato colpi di mortaio oltre la frontiera. È curioso, scrive Asia Times, che questi incidenti siano avvenuti poco dopo il vertice sull’Afghanistan che ha riunito i paesi islamici il 19 dicembre a Islamabad: un grande evento per la diplomazia pachistana, che non ha prodotto risultati per i taliban.
In fuga oltre il confine
Un uomo, che nel novembre 2020 era scappato dalla Corea del Nord scavalcando la recinzione che divide il paese dalla Corea del Sud, è tornato al nord nello stesso modo. L’ha fatto sapere il 3 gennaio il governo di Seoul, assicurando che il fuggiasco, che al sud lavorava come addetto alle pulizie, non era una spia. Le fughe attraverso il confine, altamente militarizzato, sono molto rare, e il fatto che le guardie non abbiano notato l’uomo solleva dubbi sull’efficiacia della sorveglianza. Il 3 gennaio, nel discorso d’inizio anno il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha detto che negli ultimi mesi del suo mandato, in scadenza a maggio, lavorerà per cercare la distensione con Pyongyang, scrive il Korea Herald. Due giorni prima il leader nordcoreano Kim Jong-un, parlando alla nazione, aveva appena accennato alla Corea del Sud, concentrandosi invece sulla soluzione della crisi alimentare nel paese.
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