Il 1 settembre il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev (nella foto) ha annunciato elezioni anticipate in autunno, 18 mesi prima del previsto, preparando il terreno per un voto che potrebbe tenerlo al potere almeno fino alla fine del decennio. Tokayev, che nel giugno 2019 è succeduto a Nursultan Nazarbayev, per trent’anni leader di un governo autoritario nell’ex repubblica sovietica dell’Asia centrale, ha proposto in diretta tv una modifica del mandato presidenziale, che passerebbe da cinque a sette anni, senza possibilità di rielezione. Nella prima metà del 2023, con tre anni di anticipo, i cittadini saranno chiamati a votare anche per il parlamento. Gli elettori, però, non sanno che tipo di alternative gli saranno proposte, scrive Eurasianet. Decenni di repressione hanno ridotto la scena politica a uno spazio desolato senza figure d’opposizione forti. E finora nessuna nuova forza politica si è registrata per partecipare alla corsa elettorale. Per il momento ci sono solo il partito Amanat (al governo), e una manciata di partiti fedeli all’esecutivo. Tokayev vuole far passare le elezioni come un modo per azzerare la politica del suo predecessore, una svolta necessaria dopo che le rivolte di gennaio contro il rincaro del carburante e contro Nazarbayev, ancora molto potente, sono state represse nel sangue. “La democrazia e il pluralismo non sono il programma di Tokayev”, dice Sofya du Boulay, analista politica di Almaty. ◆
Tokayev non convince
Crisi alimentare alle porte
Una grave crisi alimentare colpirà il Pakistan in seguito alla devastazione provocata dalle alluvioni degli ultimi due mesi, scrive Dawn citando l’allarme lanciato dalla Federazione internazionale delle società di croce rossa e mezzaluna rossa (Ifrc) e dal Comitato internazionale della croce rossa (Icrc). Il numero di persone che soffriranno gravemente la fame aumenterà, dato che già prima l’insicurezza alimentare colpiva il 43 per cento dei pachistani. Si stima che 8,5 milioni di ettari di raccolto siano sommersi dall’acqua e che il 65 per cento del cesto alimentare del paese – prodotti come il riso e il grano – sia andato distrutto.
Ritorno al nucleare
Undici anni dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il governo giapponese vuole tornare all’energia nucleare per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e affrontare la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina. L’annuncio del 25 agosto è un dietrofront nella politica energetica di Tokyo, che dopo il marzo 2011 aveva lasciato inattive molte delle centrali atomiche del paese. Oltre a rimettere in funzione le centrali dismesse, Tokyo intende construirne altre di nuova generazione. L’ex direttore della centrale di Fukushima, Masao Yoshida, ha lanciato un appello al governo perché torni sui suoi passi. Yoshida mette in guardia dai danni ambientali che un nuovo incidente potrebbe provocare, e sottolinea la necessità di perseguire la decarbonizzazione e la denuclearizzazione. ◆
Una legge sul clima
“L’Australia ha finalmente una legge sul cambiamento climatico che porta i suoi obiettivi ambientali in linea con quelli delle economie sviluppate”, scrive il Guardian. Il provvedimento, approvato dal governo laburista con il sostegno dei verdi, prevede una riduzione del 43 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2030, per arrivare all’azzeramento entro il 2050. Stabilisce inoltre che il governo una volta all’anno riferisca alle camere sui progressi raggiunti. “Ma”, scrive The Conversation, “il piano prevede sussidi per le fonti rinnovabili senza tassare i combustibili fossili. Così viene meno il principio ‘chi inquina paga’, il più efficace secondo gli economisti”.
Di chi è la plastica nel Pacifico
P iù di tre quarti del North pacific garbage patch, l’accumulo di plastica che vaga per l’oceano Pacifico, proviene dall’industria della pesca, in particolare di Cina (34 per cento) e Giappone (32 per cento), scrive il South China Morning Post. L’ha svelato uno studio dell’ong The ocean cleanup.
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