Europa

La premier misteriosa

A cinque mesi dalla sua nomina, la premier francese Elisabeth Borne è considerata dai commentatori politici ancora un personaggio quasi misterioso. Il settimanale francese Nouvel Observateur le dedica la copertina e titola: “La sconosciuta di Matignon” (Matignon è la sede del governo). Sconosciuta perché ancora non si sa quali siano le sue reali convinzioni rispetto a vari temi che il governo dovrà affrontare: diritti dei disoccupati, età pensionabile e transizione energetica. Secondo il settimanale, sui sussidi il governo proporrà dei tagli, posticiperà l’età della pensione e accelererà sulla transizione energetica. L’incertezza su cosa farà la premier è motivata dal fatto che, dopo aver a lungo militato nei socialisti, è passata con la squadra del presidente Emmanuel Macron, leader del partito centrista Renaissance. Nel commentare il risultato delle elezioni italiane, Borne aveva detto “Non mi esprimo sulla scelta democratica del popolo italiano”, aggiungendo però che la Francia avrebbe vigilato “su certi valori come i diritti umani e il diritto all’aborto”. Le sue parole hanno suscitato la dura reazione della destra italiana. ◆

Frederiksen paga per i visoni

La premier socialdemocratica Mette Frederiksen ha convocato le elezioni anticipate per il 1 novembre, a sette mesi dalla fine della legislatura. La decisione è legata alla minaccia del Partito social-liberale di ritirare il suo sostegno al governo dopo che una commissione d’inchiesta aveva criticato Frederiksen per aver ordinato l’abbattimento di tutti i 17 milioni di visoni degli allevamenti danesi nel 2020 per paura che diffondessero il virus sars-cov-2, spiega Politico. I socialdemocratici restano comunque ampiamente in testa nei sondaggi.

Le uniche escluse

Leonhard Foeger, Reuters/Contrasto

Il 6 ottobre a Praga si è svolto il primo vertice della Comunità politica europea, un’iniziativa lanciata a maggio dal presidente francese Emmanuel Macron per favorire la cooperazione tra l’Unione europea e gli altri paesi del continente, alla luce della Brexit e dello stallo nel processo di allargamento. All’evento hanno partecipato i leader di 44 stati ( nella foto ): in pratica sono rimaste escluse solo Russia e Bielorussia, nota Der Standard. “L’invasione dell’Ucraina ha cambiato ogni prospettiva. D’ora in poi l’Europa sarà costruita senza Mosca”.

Gli insegnanti in piazza

Janos Kummer, Getty

Il 5 ottobre decine di migliaia di persone hanno manifestato a Budapest ( nella foto ) per chiedere stipendi più alti per gli insegnanti, un sistema scolastico più equo e la reintegrazione dei docenti licenziati nei mesi scorsi per aver protestato contro il governo nazionalista e sovranista di Viktor Orbán. Dopo aver formato una catena umana di diversi chilometri, i dimostranti, tra cui molti studenti, si sono radunati davanti al parlamento. La mobilitazione segue le azioni di disobbedienza civile in cui centinaia di docenti avevano organizzato scioperi di due ore contro la decisione del governo di tagliare i fondi all’istruzione e rendere più facile il licenziamento degli insegnanti, misura approvata durante l’emergenza della pandemia. “L’attuale protesta è più partecipata rispetto a quelle d’inizio anno”, scrive Magyar Narancs. “E ricorda le mobilitazioni del 2015-2016. Ma bisogna vedere se riuscirà a coinvolgere le massa critica necessaria per far cambiare idea al governo”.

Risultati da verificare

Pierre Crom, Getty

Dieci giorni dopo le elezioni del 2 ottobre, in Bosnia Erzegovina i risultati sono ancora dubbi. La commissione elettorale centrale ha infatti ordinato il riconteggio dei voti per la presidenza della Repubblica serba, una delle due unità che compongono il paese, parlando di evidenti incongruenze aritmetiche. La vittoria era stata rivendicata da Milorad Dodik (nella foto), uomo forte del nazionalismo serbo-bosniaco da più di vent’anni e leader dell’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti, ma le forze di opposizione avevano subito denunciato brogli e irregolarità. Nei giorni successivi al voto, fa sapere la Reuters, Dodik è anche tornato a criticare l’assetto istituzionale del paese, minacciando la secessione dell’entità serba.

Austria Il presidente della repubblica Alexander Van der Bellen (Verdi), in carica dal 2017, è stato rieletto al primo turno delle presidenziali con il 56 per cento dei voti.

Germania Alle elezioni per il parlamento della Bassa Sassonia i socialdemocratici si sono confermati il primo partito con il 33 per cento dei voti. I Verdi hanno guadagnato più del 5 per cento. Secondo le autorità tedesche i guasti che l’8 ottobre hanno fermato per qualche ora la circolazione dei treni nel nord del paese potrebbero essere dovuti ad azioni di sabotaggio.

Altro da questo numero
1482 - 14 ottobre 2022

Articolo precedente

Ucraina
Il dilemma di Minsk

Articolo successivo

Americhe
Il sogno nichilista della Florida
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo