Per ottimizzare l’isolamento termico degli edifici, i ricercatori della Pritzker school of molecular engineering dell’università di Chicago hanno realizzato un materiale da costruzione a infrarossi capace di cambiare colore. “Permette di mantenere stabile la temperatura in un edificio senza usare grandi quantità di energia”, spiegano su Nature Sustainability. In estate il materiale rilascia fino al 90 per cento del calore che si accumula mantenendo fresco l’interno, mentre in inverno ne rilascia solo il 7 per cento con effetti opposti. È un materiale elettrocromico formato da un liquido che, applicando una piccola quantità di energia, si trasforma in una pellicola di rame solido: allo stato liquido emette e a quello solido trattiene. Il passaggio da uno stato all’altro è regolato da un semplice interruttore. Secondo le Nazioni Unite, gli edifici sono responsabili del 33 per cento delle emissioni di gas serra.
Rivestimento a infrarossi
La carne dei neandertal
I neandertal cacciavano elefanti giganteschi, li macellavano con metodo e ne conservavano la carne. La novità è emersa analizzando i reperti rinvenuti in un sito vicino alla città di Halle, in Germania, dove circa 125mila anni fa c’era un lago frequentato da gruppi di neandertal. Oltre a resti di bovini, cavalli e cervi, i ricercatori hanno trovato molte ossa di Palaeoloxodon antiquus, un elefante estinto che era due volte più grande dell’attuale elefante africano. Le ossa appartenevano quasi tutte a maschi adulti. Secondo i ricercatori, una possibile spiegazione è che i maschi vivevano isolati ed erano quindi più facili da cacciare. Sulle ossa sono stati individuati segni di utensili diversi per la macellazione, usati contemporaneamente da più individui. Probabilmente per completare la macellazione erano necessarie centinaia di ore di lavoro. Ma ne valeva la pena, perché un elefante nutriva circa cento individui per un mese, grazie alle tecniche messe a punto per conservare la carne e il grasso. I neandertal vivevano quindi in gruppi piuttosto numerosi e collaboravano tra loro. ◆
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Il fungo tossico Amanita phalloides ha invaso la costa della California, negli Stati Uniti, ricorrendo all’autofecondazione. Dall’analisi del dna dei funghi sono emersi molti nuclei geneticamente identici, quindi provenienti da un unico individuo. Negli stati del New Jersey e di New York, sulla costa opposta, il fungo si sta diffondendo meno rapidamente e senza autofecondazione. In uno studio preliminare pubblicato su bioRxiv, i micologi dell’università del Wisconsin spiegano che alcuni funghi hanno imparato ad aggirare il gene che regola la riproduzione tramite spore sessuali di individui diversi.
Picco di decessi in Giappone
Il 20 gennaio il Giappone ha registrato un picco di decessi per covid-19. Il paese ha mantenuto a lungo misure restrittive per contenere il virus sars-cov-2, limitando così il numero delle vittime. Più di recente la revoca di molte restrizioni, l’apertura ai viaggi internazionali e la diffusione di nuove sottovarianti hanno causato un rapido aumento dei contagi, in una popolazione con una bassa immunità. La situazione, scrive la Bbc, è resa più difficile dal fatto che il Giappone ha una popolazione molto anziana.
Troppi farmaci agli animali
L’uso degli antibiotici negli allevamenti è in crescita nel mondo. Secondo Plos Global Public Health, nel 2020 sono state usate più di 99mila tonnellate di antibiotici e nel 2030 si arriverà a 107mila, con un aumento dell’8 per cento. L’impiego è intenso soprattutto in alcune regioni dell’Asia, tra cui l’est della Cina, il sud dell’India e l’isola indonesiana di Java. Un uso eccessivo degli antibiotici negli allevamenti potrebbe favorire lo sviluppo di infezioni difficili da curare negli esseri umani.
Zoologia Il processo di domesticazione del lupo ha cambiato il modo di comunicare dei cani. Secondo uno studio pubblicato su Communications Biology, le razze di cani più recenti, geneticamente più lontane dai lupi, tendono ad abbaiare in risposta agli ululati; quelle più antiche – come gli shiba, i siberian husky e gli alaskan malamute – tendono a ululare. La selezione ha quindi ridotto il ricorso all’ululato.
Neuroscienze In uno studio preliminare pubblicato su bioRxiv, alcuni ricercatori hanno analizzato il cervello di venticinque poliglotti, capaci di parlare almeno cinque lingue. Ascoltare lingue simili alla propria e lingue ben comprese suscitava risposte cerebrali forti. Invece ascoltare lingue meno comprese e, a sorpresa, la propria lingua madre produceva risposte deboli.
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