Le elezioni anticipate del 2 aprile, le quinte in due anni, non hanno risolto la crisi politica bulgara. Ancora una volta dalle urne non è uscito un chiaro vincitore. L’allenza di centrodestra di Bojko Borisov (nella foto), leader del partito Gerb e premier quasi ininterrottamente dal 2009 al 2021, ha ottenuto il 26,5 per cento dei voti, due punti in più rispetto alla coalizione liberal-riformista dell’ex primo ministro Kiril Petkov, leader di Continuiamo il cambiamento (Pp). Terza la formazione di estrema destra e filorussa Rinascita, con il 14 per cento. Ora è prevedibile un lungo negoziato tra le prime due forze, mentre a breve termine è probabile la nascita di un governo tecnico. Secondo Trud l’unica soluzione è una grande coalizione tra Gerb e Pp: “I partiti devono mettere da parte l’egoismo. Gli elettori vogliono un esecutivo che abbia un ampio sostegno, tra i cittadini e in parlamento”. ◆
Un volto nuovo tra i progressisti
La ministra del lavoro Yolanda Díaz (nella foto) ha annunciato la sua candidatura alle elezioni di dicembre, con l’ambizione dichiarata di diventare la prima donna a guidare un governo in Spagna. A sostenerla sarà Sumar, la piattaforma politica che Díaz ha fondato per riunire le forze a sinistra del Partito socialista. È la personalità più popolare del governo di Pedro Sánchez, nota La Vanguardia, ma per il successo del suo progetto politico sarà essenziale il sostegno di Podemos, i cui leader hanno disertato il lancio della sua candidatura per una disputa sulle regole delle primarie.
Morte di un militarista
Vladlen Tatarsky, un noto blogger militare russo, è stato ucciso da un pacco bomba durante un evento pubblico in un bar di San Pietroburgo. Tatarsky aveva criticato i fallimenti dell’esercito russo in Ucraina ma non era tra i commentatori più duri con Mosca, nota Meduza. Una donna di 26 anni è stata arrestata con l’accusa di aver portato l’ordigno nel locale. Secondo le autorità russe l’attentato è stato organizzato dai servizi segreti ucraini, mentre per Kiev è frutto delle lotte di potere all’interno del fronte bellicista russo.
Tra Belgrado e l’Unione
In Montenegro sembra finita l’era di Milo Đukanović. Al potere per trent’anni, come premier o presidente, e più volte accusato di rapporti con la criminalità, Đukanović è stato sconfitto al ballottaggio delle presidenziali da Jakov Milatović, candidato di Europe now!, un movimento europeista e liberale. Secondo la Taz, Milatović ha vinto anche grazie ai voti dei filoserbi, conquistati sostenendo che il paese deve allinearsi “all’Europa ma anche alla Serbia” e “adottando la versione di Belgrado sulle guerre jugoslave degli anni novanta, che attribuisce le colpe principali a croati e bosniaci”. “In ogni modo”, conclude il quotidiano tedesco, “la lotta di potere tra le due fazioni non è ancora finita”. Il croato Jutarnji List scrive che “Đukanović ha perso perché non è riuscito a individuare un successore forte e che piacesse agli elettori e perché non ha consolidato il movimento indipendentista, che avrebbe potuto fare da argine alle forze filoserbe e filorusse”.
L’ex leader alla sbarra
Il 3 aprile al Tribunale speciale per il Kosovo, all’Aja, è cominciato il processo all’ex presidente kosovaro Hashim Thaçi e a tre ex combattenti dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uçk), accusati di aver commesso crimini di guerra e contro l’umanità durante la guerra con la Serbia del 1998-1999. Secondo il procuratore capo, Thaçi e gli altri imputati sono stati responsabili di 102 omicidi di serbi, rom e soprattutto oppositori politici kosovari albanesi. Come scrive Balkan Insight, nel primo giorno di dibattimento Thaçi ha ammesso che “alcuni crimini possono essere stati commessi”, ma che “non erano legati alla linea politica dell’Uçk”. L’ex leader kosovaro ha anche detto di aspettarsi un’assoluzione piena.
Francia Il referendum sulla messa al bando dei servizi di noleggio di monopattini elettrici a Parigi, proposto dalla sindaca Anne Hidalgo, si è chiuso con la schiacciante vittoria del sì, anche se al voto ha partecipato solo il 7 per cento degli aventi diritto. I servizi saranno interrotti a partire da settembre.
Russia Evan Gershkovich, giornalista del quotidiano statunitense Wall Street Journal, è stato arrestato a Ekaterinburg con l’accusa di spionaggio. Secondo le autorità russe avrebbe cercato di ottenere informazioni riservate su una fabbrica di armi.
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