La produzione di energia elettrica con centrali alimentate a carbone continua a diminuire in tutto il mondo, ma c’è un’eccezione importante: la Cina. Secondo uno studio dell’ong statunitense Global energy monitor, scrive Le Monde, “nel 2022 il paese asiatico ha aggiunto 26,8 gigawatt di elettricità prodotta grazie al carbone, che alla fine hanno compensato la riduzione di 23,9 gigawatt registrata nel resto del mondo”. Le autorità di Pechino stanno rilasciando numerosi permessi per la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone. La provincia della Mongolia Interna ha aggiunto una nuova capacità superiore a quelle introdotte da India e Giappone messe insieme.
Un’eccezione importante
Investimenti sbagliati
L’Alecta, il più grande fondo pensioni svedese, con 110 miliardi di dollari di patrimonio gestito, ha licenziato il suo amministratore delegato Magnus Billing , scrive il Financial Times. Il motivo è la perdita di quasi due miliardi registrata a causa degli investimenti nelle banche statunitensi Silicon Valley Bank e Signature Bank, fallite a marzo.
Un conto molto salato
Nel 2023 i paesi a basso reddito pagheranno il conto più alto dal 1998 per gli interessi sui loro debiti in valuta straniera, mettendo a rischio la spesa nella sanità e nell’istruzione, scrive il Financial Times. Secondo uno studio dell’ong Debt justice, quest’anno nei 91 paesi più poveri del mondo la spesa legata ai titoli del debito pubblico in mano a investitori stranieri assorbirà in media più del 16 per cento delle entrate dei governi (nel caso dello Sri Lanka si dovrebbe arrivare al 75 per cento). La quota è destinata a salire al 17 per cento nel 2024. “Questi dati sono dovuti soprattutto al rialzo del costo del denaro deciso nel 2022 dalle principali banche centrali del mondo per contrastare il rapido aumento dell’inflazione”.
Offerte alternative
Gli effetti dei tagli alla produzione di greggio decisi all’inizio di aprile dall’Arabia Saudita e alcuni stati alleati rischiano di essere vanificati dall’intervento di altri paesi produttori di petrolio, scrive il Wall Street Journal. “L’Iran, la Guyana, la Norvegia, il Kazakistan, il Brasile e la Nigeria stanno aumentando l’estrazione, ampliando la disponibilità di petrolio a livello mondiale” e quindi frenando il rialzo dei prezzi provocato dalla decisione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati. La Nigeria, in particolare, ha registrato un grosso balzo in avanti: negli ultimi sei mesi il paese africano è passato da 350mila a 1,3 milioni di barili di greggio al giorno. Il risultato è stato possibile soprattutto grazie all’impiego di milizie armate per proteggere i giacimenti del Delta del Niger, spesso oggetto di sabotaggi e furti. L’Iran ha aggiunto duecentomila barili al giorno, mentre il Brasile ha registrato un’estrazione record a gennaio dopo aver cominciato a sfruttare un nuovo giacimento al largo delle coste di Rio de Janeiro. ◆
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