La riforma delle pensioni ha superato l’ultimo ostacolo: il 14 aprile la corte costituzionale francese ha infatti approvato la legge che innalza da 62 a 64 anni l’età pensionabile, bocciando alcune delle modifiche apportate dal governo per accontentare l’opposizione e respingendo la richiesta di sottoporre a referendum il provvedimento. Poche ore dopo il verdetto il presidente Emmanuel Macron ( nella foto ) ha firmato la legge, che dovrebbe entrare in vigore prima dell’autunno, scrive France 24.
La riforma è legge
Tre passi avanti per il green deal
Il 18 aprile il parlamento europeo ha approvato tre elementi essenziali del green deal, scrive Euobserver: la riforma del sistema di scambio dei crediti di emissione; il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam, un’imposta sui prodotti delle industrie più inquinanti provenienti da paesi extraeuropei); e il fondo sociale per il clima, che dovrebbe finanziare le misure di sostegno alle famiglie e alle aziende colpite dai rincari dovuti alla transizione energetica.
Stop al grano ucraino
La decisione della Polonia di bloccare le importazioni di grano e altri prodotti alimentari dall’Ucraina, subito seguita da Ungheria e Slovacchia, ha creato una crisi inaspettata tra Kiev e il suo principale alleato europeo. Dopo che la flotta russa aveva bloccato i porti sul mar Nero, gran parte delle esportazioni agricole ucraine era stata indirizzata verso la Polonia e gli altri stati dell’Europa orientale. La sovrabbondanza di grano a buon mercato però ha messo in difficoltà gli agricoltori locali, che non riescono più a vendere i loro raccolti. La scelta del governo polacco sembra dovuta alla paura di perdere voti nelle aree rurali in vista delle elezioni di novembre, spiega Rzeczpospolita. Il 18 aprile Varsavia e Kiev hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per consentire il transito delle esportazioni ucraine verso altri paesi.
Punizione esemplare
Il 17 aprile, al termine di un processo a porte chiuse, il giornalista e attivista politico Vladimir Kara-Murza (nella foto) è stato condannato a 25 anni di carcere, la pena più grave mai inflitta a un dissidente in Russia. Kara-Murza, 41 anni, è stato giudicato colpevole di tradimento, diffusione di notizie false sulle forze armate e legami con un’organizzazione “indesiderabile”. Le accuse si riferiscono soprattutto ai discorsi che aveva pronunciato all’estero, in cui aveva denunciato i crimini commessi dall’esercito russo in Ucraina. Kara-Murza è il vicepresidente della fondazione Open Russia, creata da Michael Khodorkovskij e illegale in Russia, ed ex collaboratore del politico di opposizione Boris Nemtsov, assassinato nel 2015. Era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale nell’aprile 2022, poco dopo essere rientrato nel paese dopo anni di esilio all’estero. ◆
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