“Questo non è un crimine”, ha titolato in prima pagina L’Orient-Le Jour il 4 agosto pubblicando un’edizione speciale, come molti altri giornali libanesi, in occasione del terzo anniversario dell’enorme esplosione che nel 2020 ha devastato la capitale libanese, uccidendo almeno 220 persone. “Tre anni dopo la doppia esplosione al porto di Beirut, l’inchiesta è a un punto morto. E la giustizia promessa ‘in cinque giorni’ dall’ex capo di stato, Michel Aoun, non c’è ancora stata”. Il quotidiano ricorda che la classe dirigente, soprattutto il partito filoiraniano Hezbollah, ha cercato in ogni modo di ostacolare l’inchiesta, sospesa da febbraio, sullo scoppio di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio custodite per anni in un deposito al porto di Beirut. Il giudice incaricato delle indagini, Tarek Bitar, è bersaglio di una “campagna d’odio” e ogni volta che cerca di portare avanti il suo lavoro è fermato dalle manovre e dalle pressioni dei politici. “Nessun processo in vista, neanche una persona dietro le sbarre. Un nuovo crimine impunito in un paese che ne conta tanti”. ◆
Anniversario senza giustizia
Le conseguenze dell’omofobia
La Banca mondiale ha sospeso l’8 agosto i nuovi prestiti all’Uganda. Alla fine di maggio nel paese era entrata in vigore una legge molto dura contro l’omosessualità, che in casi estremi prevede l’ergastolo e la pena di morte. La norma contrasta con i valori della banca. Quartz Africa fa notare, però, che l’istituto continua ad avere rapporti con 61 paesi dove l’omosessualità è un reato, sei dei quali (Arabia Saudita, Nigeria, Mauritania, Iran, Brunei e Yemen) prevedono come pena l’esecuzione capitale.
Conflitto nell’Amhara
Dall’inizio di agosto in Etiopia si sono moltiplicati gli scontri nella regione Amhara (nordovest) tra le forze governative e le milizie locali, chiamate Fano, che rifiutano l’integrazione nell’esercito nazionale. Il 4 agosto il governo di Addis Abeba ha proclamato lo stato d’emergenza nella regione, scrive Addis Standard. Il 13 agosto un bombardamento sulla città di Finote Selam ha causato almeno 30 morti, riferiscono le autorità sanitarie locali. La commissione etiope per i diritti umani (Ehrc) ha denunciato raid aerei con vittime civili e arresti di massa di persone di etnia amhara.
Arresti, censura e leggi
Nazila Maroofian, una giornalista iraniana condannata a due anni di detenzione per aver intervistato il padre di Mahsa Jina Amini a ottobre, il 13 agosto ha fatto sapere di essere stata scarcerata e ha pubblicato sui social network una foto senza velo. Nell’intervista Amjad Amini accusava le autorità di aver mentito sulle circostanze della morte della figlia, avvenuta dopo che la polizia religiosa aveva arrestato la ragazza perché indossava il velo in modo “inappropriato”. Nelle proteste scoppiate in seguito e durate mesi, più di cento giornalisti sono stati arrestati, ha dichiarato l’8 agosto il sindacato di categoria di Teheran. Secondo il quotidiano iraniano Sazandegi, i giornalisti hanno anche subìto licenziamenti, censura ed esilio forzato. Il 6 agosto il parlamento iraniano ha deciso che un nuovo progetto di legge sull’ hijab potrà essere approvato a porte chiuse. Potrebbero essere imposte ulteriori punizioni per le donne che non rispettano il rigido codice di abbigliamento, avverte Iran International.
Mobilitazione in vista
I manifestanti che da mesi protestano contro la riforma della giustizia voluta dal governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu stanno “raccogliendo le forze” per una nuova grande mobilitazione il mese prossimo, scrive Haaretz. A settembre la corte suprema esaminerà le petizioni contro una misura che le impedirebbe di annullare le decisioni prese dall’esecutivo e un’altra che rende più difficile rimuovere il primo ministro dal suo incarico. Il quotidiano israeliano riferisce che i leader della protesta stanno cercando di convincere i protagonisti del settore economico e di quello accademico a proclamare uno sciopero generale se il governo non rispetterà la sentenza della corte suprema.
Senegal Il 31 luglio il governo ha decretato lo scioglimento del partito d’opposizione Pastef, facendo scoppiare delle proteste che hanno causato due morti. Il leader del Pastef, Ousmane Sonko ( nella foto ), molto popolare tra i giovani, era stato arrestato il 28 luglio con nuove accuse. Al momento Sonko deve affrontare tre procedimenti giudiziari.
Libia Il 14 e il 15 agosto a Tripoli sono stati registrati almeno 55 morti nei violenti scontri tra i miliziani della Brigata 444, che controlla parte della capitale, e quelli della forza Rada, di stanza all’aeroporto di Mitiga.
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