L’Azerbaigian e le autorità del Nagorno Karabakh hanno raggiunto un accordo per ripristinare l’accesso all’enclave armena, scrive la Bbc. L’intesa prevede che siano riaperti contemporaneamente il corridoio di Laçin, che dopo la guerra del 2020 era diventato l’unico collegamento tra il Nagorno Karabakh e l’Armenia ma era stato bloccato dall’Azerbaigian a giugno, e la strada di Ağdam, che unisce la regione separatista al territorio azero ed era chiusa dal conflitto dei primi anni novanta. Il 12 settembre un convoglio di aiuti russi, il primo da più di tre mesi, ha raggiunto il Nagorno Karabakh attraverso l’Azerbaigian.
La fine dell’assedio
Attacco a Sebastopoli
Nella notte del 13 settembre un attacco missilistico ucraino ha colpito i cantieri navali della marina militare russa a Sebastopoli, in Crimea, riferisce Rbc-Ukraine, secondo cui un sottomarino e una nave da sbarco sono stati danneggiati. Nei giorni precedenti l’esercito ucraino aveva affermato di aver conquistato posizioni sul fronte meridionale.
La farsa del voto
“Se la situazione in Russia non fosse così disastrosa, si potrebbe anche ridere dell’imbarazzante spettacolo che il Cremlino chiama ‘elezioni’”: così la Taz commenta le elezioni locali che si sono tenute il 10 settembre in più di trenta territori della Federazione Russa e inoltre nelle quattro regioni ucraine occupate e annesse da Mosca durante la guerra. Come racconta il quotidiano tedesco, “anche stavolta sono andate in scena le stesse frodi, cosa che solleva una domanda: perché? Con pochissime eccezioni, alle figure dell’opposizione non è stato permesso di partecipare al voto. Molti russi non sapevano neppure che si votasse, e ovviamente non avevano nessuna idea di chi fossero i candidati. Ma nulla di tutto ciò preoccupa il Cremlino: Russia Unita, il partito del presidente Putin, ha vinto e tutto è andato secondo i piani”.
È ora di riaprire le porte
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato il 13 settembre davanti al parlamento europeo di Strasburgo, Ursula von der Leyen (nella foto) ha esortato a riprendere l’allargamento dell’Unione, fermo dall’adesione della Croazia nel 2013 e oggetto di un rinnovato dibattito tra i paesi europei dopo l’invasione russa dell’Ucraina. La presidente della Commissione ha ribadito il suo sostegno all’ingresso di Kiev, che nel 2022 ha ricevuto lo status di paese candidato insieme alla Moldova, e si è detta favorevole a una modifica dei trattati per facilitare il funzionamento di un’Unione più ampia. Ma ha invitato a non aspettare la conclusione di questo processo, sostenendo che l’espansione è possibile anche con le norme attuali. La ripresa dell’allargamento sarà un tema centrale al vertice della Comunità politica europea del 5 ottobre e al Consiglio europeo di dicembre, nota Politico. ◆
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