Per la prima volta le aziende australiane hanno rivelato i dati sul divario retributivo di genere, scrive il Saturday Paper. Secondo una legge del 2023 le aziende con più di cento dipendenti devono comunicare i dati sul divario dei compensi dei dipendenti maschi e femmine all’agenzia per la parità di genere sul lavoro. I dati, resi pubblici il 27 febbraio, confrontano la retribuzione tra uomini e donne che lavorano nella stessa azienda a parità di ruolo. Il divario mediano tra gli stipendi di base è del 14,5 per cento, che sale al 19 per cento se si contano i bonus, le ore extra e le indennità. Questo significa che in una stessa azienda un impiegato guadagna all’anno 18mila dollari australiani in più di una collega. Il settore dove il divario è più grande è quello dell’edilizia, seguito dai servizi professionali, scientifici e tecnici, mentre nel turismo e nella ristorazione i salari sono omogenei.
Salari a confronto
L’Asia che invecchia
La Corea del Sud ha toccato un nuovo record negativo nel tasso di fecondità nel 2023, scrive Nikkei Asia. Secondo i dati pubblicati dall’agenzia nazionale di statistica, il numero medio di nascite durante l’età riproduttiva di una sudcoreana è sceso a 0,72, mentre nel 2022 era 0,78. Il tasso naturale di ricambio generazionale – che serve per mantenere stabile la popolazione di un paese – è pari a 2,1. Con pochi lavoratori rimasti a sostenere un numero crescente di anziani, la Corea del Sud rischia una crisi economica. La classe dirigente cerca da anni di invertire la tendenza ma finora le misure messe in atto per favorire le nascite hanno fallito. Anche in Giappone il numero delle nascite nel 2023 è stato il più basso di sempre, il 5,1 per cento in meno rispetto all’anno precedente, e a Taiwan il tasso di fecondità è in declino da più di dieci anni. In tutti e tre i paesi le nascite fuori del matrimonio sono rare e il tasso d’immigrazione è molto basso. ◆
La sanità sotto accusa
“Una settimana di protesta ha messo a nudo i vizi del sistema sanitario sudcoreano”, titola Hankyoreh. Il 13 febbraio i medici praticanti hanno incrociato le braccia in massa contro la proposta del presidente Yoon Suk-yeol di aumentare di duemila unità i posti nelle facoltà di medicina. Secondo Yoon è il modo per risolvere la cronica carenza di personale medico negli ospedali del paese. “Ma dopo sette giorni sono emersi i veri problemi alla base della crisi: un’eccessiva dipendenza degli ospedali da tirocinanti sottopagati e sovraccarichi di lavoro, il sostegno insufficiente ai centri medici pubblici e la confusa divisione dei compiti tra personale medico e infermieristico”, scrive il quotidiano. Al 27 febbraio aveva rassegnato le dimissioni il 78,5 per cento degli specializzandi. Gli interventi chirurgici in cinque grandi ospedali sono quasi dimezzati. “A dicembre 2023 i tirocinanti erano il 39 per cento dei medici in servizio in quei cinque ospedali. Gli specializzandi lavorano nei reparti e nei centri di terapia intensiva. Assistono nelle operazioni e seguono i pazienti nel percorso postoperatorio. Sono la spina dorsale degli ospedali”, continua Hankyoreh. Secondo un sondaggio dell’associazione tirocinanti coreani, più della metà lavora oltre l’orario consentito per legge con uno stipendio pari a un terzo di quello di un medico professionista.
Schiave nordcoreane
The Outlaw Ocean Project, un collettivo statunitense di giornalisti investigativi, ha rivelato che diverse aziende cinesi impiegano operaie nordcoreane per la lavorazione del pescato, in particolare calamari esportati negli Stati Uniti, nonostante sia vietato dalle sanzioni delle Nazioni Unite. Le operaie, si legge nell’inchiesta uscita sul New Yorker, Le Monde, El País e Die Zeit che riporta le testimonianze di alcune di loro, lavorano in condizioni simili alla schiavitù e sono spesso vittime di violenza sessuale. La Corea del Nord invia manodopera all’estero, in particolare in Cina e in Russia, per raccogliere valuta straniera.
Tuvalu Il 26 gennaio il parlamento ha nominato primo ministro Feleti Teo ( nella foto ). Tuvalu è uno dei pochi stati al mondo a riconoscere Taiwan e l’ex premier, Kausea Natano, era un grande sostenitore dei rapporti con Taipei. Con il nuovo leader Tuvalu potrebbe cambiare politica e schierarsi con la Cina.
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