Il piacere che proviamo ascoltando un brano musicale dipende in parte dai geni. Per dimostrarlo i ricercatori dell’istituto Max Planck per la psicolinguistica di Nimega, nei Paesi Bassi, hanno chiesto a novemila gemelli, di cui 3.400 monozigoti, di compilare un questionario che valuta la reazione alla musica. Tutti i soggetti erano cresciuti nello stesso ambiente familiare, e quindi erano stati esposti agli stessi stimoli durante l’infanzia. Incrociando le risposte con i contributi dei fattori genetici e ambientali è emerso che i gemelli identici sono molto più simili in questo tratto. Testando la diversa capacità di distinguere tra melodie, ritmi e tonalità, spiegano i ricercatori su bioRxiv, è risultato inoltre che l’influenza della genetica sull’apprezzamento della musica non è necessariamente legata al talento musicale. Questi risultati aprono nuove prospettive per comprendere la biologia dell’ascolto della musica.
I geni della musica
Il punto sul cancro al seno
Il numero di persone affette da tumore metastatico al seno è sconosciuto, e molte di loro non ricevono cure appropriate. “Con risorse adeguate e un cambiamento di mentalità, potrebbe essere possibile curare alcune persone, trattarne la maggior parte, alleviare la sofferenza di tutte e non abbandonarne nessuna”, scrivono gli esperti della commissione sul cancro al seno creata dalla rivista The Lancet. Il gruppo riconosce gli enormi passi avanti fatti nella lotta a questa patologia: in alcuni paesi sviluppati la mortalità è diminuita di più del 40 per cento. Tuttavia i progressi non hanno coinvolto tutta la popolazione mondiale. È necessario aumentare gli sforzi per migliorare la qualità e la disponibilità dei trattamenti, considerato anche che la percentuale di nuovi casi è destinata ad aumentare. “A livello globale il cancro al seno è il tumore più comune ed entro il 2040 si prevede che l’incidenza di nuovi casi sarà superiore a tre milioni l’anno, con un aumento più rapido nei paesi a basso e medio reddito”, scrivono gli esperti. Sono necessari più investimenti nella prevenzione, per la diagnosi precoce e per le terapie. ◆
Bombi a prova d’acqua
Le regine del Bombus impatiens, una specie di bombo diffusa nell’est degli Stati Uniti, sono in grado di sopravvivere fino a una settimana sott’acqua durante l’ibernazione. Questa caratteristica potrebbe consentirgli di superare indenni l’inondazione delle tane sotterranee dove le regine si rifugiano nei mesi invernali. Gli autori dello studio, pubblicato su Biology Letters, lo hanno scoperto per caso dopo un incidente di laboratorio. Ora hanno intenzione di verificare se questa capacità è presente anche in altre specie di bombi e insetti affini.
Comunicazione sotterranea
Le piante comunicano anche attraverso il sottosuolo. È noto che diffondono nell’aria segnali chimici per trasferire informazioni su minacce ambientali, sulla disponibilità di risorse o per attivare meccanismi di difesa. Ma la comunicazione sotterranea è stata meno studiata, scrive Science. Potrebbe avvenire grazie a sostanze rilasciate dalle radici, anche se non è chiaro come possano diffondersi. Un meccanismo di questo tipo potrebbe essere sfruttato per la protezione delle colture.
Epidemia di stanchezza
Nel mondo un adulto su cinque soffre di stanchezza cronica. I motivi possono essere molti, come un’alimentazione sbagliata, la sedentarietà o il tipo di lavoro svolto. Anche la salute mentale può incidere. Secondo New Scientist per risolvere il problema non basta motivarsi a fare di più, ma bisogna imparare a gestire meglio le proprie riserve di energia.
Astronomia Io, la luna di Giove, si distingue per il gran numero di vulcani attivi. Secondo Science il vulcanismo di Io (nell’immagine) potrebbe essere una caratteristica antica. Lo studio dell’atmosfera del satellite mostra che potrebbe essere stato geologicamente attivo per gran parte della sua esistenza, forse fin dalla formazione del sistema solare, avvenuta 4,57 miliardi di anni fa.
Salute Gli agonisti del glp-1 sono farmaci sempre più usati contro l’obesità, scrive Nature. Ricercatori e medici ritengono che debbano essere assunti per tutta la vita, ma negli Stati Uniti circa due terzi delle persone che hanno cominciato il trattamento nel 2021 sono state costrette a interromperlo entro un anno, per motivi che vanno dagli effetti collaterali al costo e all’indisponibilità del farmaco.
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