Il primo ministro slovacco Robert Fico ( nella foto ) è stato gravemente ferito a colpi di pistola il pomeriggio del 15 maggio nella cittadina di Handlová, dove si trovava per una riunione di governo. Trasportato nella città di Banská Bystrica, è stato operato d’urgenza. Il presunto attentatore è stato arrestato. Già premier dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018, Fico è tornato al governo dopo il successo alle elezioni dello scorso settembre alla guida di una coalizione nazional-populista. I primi mesi del suo esecutivo sono stati segnati da decisioni molto criticate, in particolare il blocco degli aiuti militari all’Ucraina e il piano di ristrutturazione della tv pubblica.
L’attentato al premier Fico
Passa la legge filorussa
Nonostante le proteste che vanno avanti da un mese, il parlamento georgiano ha approvato, in terza e definitiva lettura, la legge che impone a ong e media finanziati dall’estero di registrarsi come “soggetti che perseguono gli interessi di una potenza straniera”. “Ogni speranza”, scrive l’ucraino Gordon, “è riposta nella società civile georgiana”.
Il tecnocrate e il generale
In un rimpasto di governo deciso subito dopo l’inizio del suo quinto mandato da presidente, Vladimir Putin ha nominato il vicepremier Andrej Belousov alla guida del ministero della difesa. Belousov prende il posto di Sergej Šoigu a sua volta scelto per sostituire Nikolaj Patrušev alla guida del consiglio di sicurezza federale. “Belousov, un tecnocrate civile, dovrà preparare l’economia e l’esercito russi per un lungo conflitto”, scrive il polacco Rzeczpospolita. “Il Cremlino sa bene che l’Unione Sovietica è crollata sotto il peso di una corsa agli armamenti imposta dagli Stati Uniti. E vuole evitare che la situazione si ripeta”.
Nuova Caledonia in fiamme
Il presidente Emmanuel Macron ha proclamato il 15 maggio lo stato d’emergenza in Nuova Caledonia, un arcipelago francese dell’oceano Pacifico scosso da violenti scontri che hanno causato quattro morti e centinaia di feriti. I disordini sono stati innescati da un progetto di riforma costituzionale contestato dal movimento indipendentista e approvato dall’assemblea nazionale. La riforma, spiega Le Monde, darebbe il diritto di voto alle elezioni provinciali a chi vive nell’arcipelago da dieci anni. Gli indipendentisti sostengono che il provvedimento discrimina i canachi, gli abitanti originari del posto.
Svolta in Catalogna
Il Partito socialista catalano (Psc) ha vinto le elezioni regionali in Catalogna del 12 maggio. Gli indipendentisti guidati da Carles Puigdemont hanno perso la maggioranza, a più di sei anni dal tentativo di secessione del 2017. Guidati da Salvador Illa, ex ministro della salute durante la pandemia di covid-19, i socialisti catalani hanno ottenuto 42 seggi sui 135 del parlamento regionale, nove in più rispetto al 2021. “Era una morte annunciata”, scrive La Vanguardia. “Lo stress provocato in una società democratica da un tentativo secessionista che non ha un sostegno inequivocabile finisce per costare caro in termini elettorali. Soprattutto se i promotori di quel tentativo insistono nel mantenere la stessa narrazione. È successo in Québec e sta per ripetersi in Scozia, dove l’autodistruzione del secessionismo scozzese procede a passo spedito”. ◆
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