“Violenti bombardamenti d’artiglieria hanno colpito il 26 maggio Al Fashir, il capoluogo dello stato del Darfur Settentrionale, costringendo molte persone a scappare, anche quelle che vivevano nei tre campi per sfollati interni di Abu Shouk, Naivasha e Abuja”, scrive il quotidiano sudanese Al Taghyeer. Le Nazioni Unite stimano che 505mila abitanti abbiano dovuto spostarsi dalle zone dei combattimenti dopo l’attacco sferrato dai paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) per conquistare la città, l’ultima a sfuggire al loro controllo nel Darfur (la parte occidentale del paese). In tutto il Sudan dall’inizio della guerra il numero delle persone costrette ad abbandonare le loro case ha superato gli 8,8 milioni, in quella che è stata definita la più grave crisi di sfollati al mondo. Secondo l’ong Medici senza frontiere, dal 10 maggio l’assedio di Al Fashir ha causato già 134 morti e centinaia di feriti. Intanto ad Addis Abeba, in Etiopia, seicento persone hanno partecipato a una conferenza convocata dall’ex premier sudanese Abdallah Hamdok ( nella foto ) per lanciare l’iniziativa civica Tagadum. L’obiettivo è mettere fine al conflitto in Sudan e portare al tavolo dei negoziati i generali rivali Abdel Fattah al Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti.
Di nuovo in fuga
Cinque anni in più
La giunta militare del Burkina Faso ha annunciato che governerà per altri cinque anni, a partire dal 2 luglio. La decisione è stata annunciata dopo la firma a Ouagadougou di un nuovo documento sulla transizione, elaborato nel corso di consultazioni con i rappresentanti della società civile, le forze di sicurezza e i deputati del parlamento provvisorio. I colloqui sono stati invece boicottati dalla maggior parte dei partiti. Alla fine di questo periodo il leader della giunta, il capitano Ibrahim Traoré ( nella foto ), potrà presentarsi alle elezioni, precisa L’Observateur Paalga. ◆ L’opposizione del Mali, guidato da una giunta militare dal 2020, ha formato un governo di transizione in esilio, guidato da Adaman Traoré.
Madagascar Il 29 maggio i malgasci sono stati chiamati a votare alle elezioni legislative, sei mesi dopo le presidenziali vinte, tra le contestazioni, da Andry Rajoelina.
Nigeria Il 24 maggio alcuni uomini armati hanno attaccato un villaggio nel centro-ovest del paese, uccidendo almeno otto persone e rapendone circa 150.
Somalia Le alluvioni causate dalle piogge torrenziali cadute sulla regione centrale dell’Hiraan hanno impedito ad almeno 37mila scolari di frequentare le lezioni, hanno fatto sapere il 28 maggio le autorità locali.
Il grano nel deserto
“Ora tutti gli investimenti si concentreranno sul sud”, titola il Quotidien d’Oran per commentare il successo della raccolta del grano nelle regioni del sud desertico dell’Algeria, che ha raggiunto il record di tre milioni di tonnellate. Ogni anno il paese importa quasi otto milioni di tonnellate di cereali per soddisfare il suo fabbisogno. Il sito Tsa descrive i convogli di centinaia di camion che portano il grano verso le regioni del nord, dove vive la maggior parte della popolazione. Negli ultimi anni, in particolare dopo l’inizio della guerra in Ucraina, l’Algeria ha cercato di diversificare le sue fonti di approvvigionamento di cereali, anche puntando sull’agricoltura nel Sahara. Questo tipo di coltivazione si basa sullo sfruttamento delle falde acquifere, il cui equilibrio è molto delicato, e richiede numerose sovvenzioni pubbliche, per esempio per mantenere basso il prezzo dei carburanti. Algeri ha comunque intenzione di proseguire su questa strada: il sito Tsa dà notizia dei colloqui tra il governo e l’azienda italiana Bonifiche Ferraresi per produrre grano duro su 36mila ettari di terreni nel sud del paese. ◆
Diplomazia all’opera
Il 28 maggio Irlanda, Norvegia e Spagna hanno ufficialmente riconosciuto lo stato di Palestina, suscitando le forti proteste di Israele. Sale così a 146 su 193 il numero dei paesi delle Nazioni Unite che hanno preso questa decisione. I tre governi europei sostengono che il loro obiettivo è accelerare gli sforzi per ottenere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Secondo la Reuters i prossimi paesi dell’Unione europea a fare questo passo potrebbero essere Slovenia e Malta.
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