Mentre la Russia continuava a bombardare le città ucraine – il 22 ottobre è stata colpita Zaporižžja, con un bilancio di due morti e 15 feriti (nella foto ) – negli ultimi giorni ci sono stati sviluppi politici e diplomatici. Il 17 ottobre il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha presentato al parlamento di Kiev il suo “piano per la vittoria”, in cinque punti, e poi si è imbarcato in una serie di viaggi internazionali per convincere i leader occidentali ad appoggiare la sua strategia. Negli stessi giorni Mosca si preparava ad accogliere a Kazan, dal 22 al 24 ottobre, il summit dei Brics, un gruppo di paesi di cui fanno parte anche Cina, Iran e India e che in qualche modo appoggia la guerra di Mosca in funzione antioccidentale. Il 18 ottobre, inoltre, i servizi d’intelligence sudcoreani hanno dichiarato che la Corea del Nord sta per mandare diecimila soldati in Ucraina per combattere a fianco dei russi. Per tutta risposta, Seoul sta valutando la possibilità d’inviare personale militare in aiuto a Kiev. A sostegno degli ucraini, scrive Euronews, il 22 ottobre è arrivata anche la decisione del parlamento europeo di approvare un nuovo prestito di 35 miliardi di euro, garantito con i profitti generati dai beni russi congelati in Europa.
La diplomazia di Zelenskyj
Un governo stabile
“In tempi d’incertezza politica e grande polarizzazione, l’idea di una ‘vera grande coalizione’ tra il Partito popolare, il Partito socialdemocratico, i liberali di Neos e i Verdi potrebbe essere una risposta concreta alle sfide del presente”, ha commentato il quotidiano **De Standard ** quando il presidente austriaco ha dato al cancelliere uscente, Karl Nehammer (nella foto) , l’incarico di formare un nuovo governo dopo le elezioni del 29 settembre. “Un’alleanza simile godrebbe di un ampio sostegno e potrebbe portare il paese fuori dall’attuale impasse politica. Nella situazione attuale, in cui una coalizione con l’estrema destra del Partito della libertà guidato da Herbert Kickl è considerata rischiosa e instabile, questa nuova coalizione offrirebbe un’occasione di stabilità e rinnovamento”.
Chi ha ragione?
“E se la Spagna avesse ragione”?, si chiede il quotidiano francese Libération. “Mentre Parigi si appresta a mettere mano a un’ennesima legge sull’immigrazione, volta a inasprire ulteriormente le condizioni per emigrare in Francia e con l’unico obiettivo di soddisfare gli elettori di destra e di estrema destra, il primo ministro spagnolo dimostra che un’altra politica è possibile quando si tratta di accogliere gli stranieri. E non c’è niente di ingenuo in questo. Il socialista Pedro Sánchez ha semplicemente capito che se la Spagna vuole continuare la sua crescita (+2,9 per cento, una delle più alte dell’Unione europea), non ha altra scelta che rendere più facile ottenere dei permessi di soggiorno e di lavoro e legalizzare mezzo milione di immigrati privi di documenti attraverso una misura straordinaria”. Il ministro dell’interno francese Bruno Retailleau sembra invece deciso a capitalizzare la paura degli stranieri diffusa dall’estrema destra, che rappresenta un terzo dell’elettorato francese. ◆
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