La serie di eventi e la violenza che si sono propagate in tutta la Palestina e in Israele sembrano un altro ciclo delle stesse dinamiche a cui assistiamo da decenni: la popolazione araba resiste al potente occupante israeliano che usa una forza militare sproporzionata a Gaza e a Gerusalemme, causando centinaia di morti e feriti.

Ma queste settimane è diverso.

È un’altra cosa rispetto a tutto quello che è avvenuto in passato. Però riflette e ripete anche tutto quello che è avvenuto nei conflitti tra israeliani e palestinesi dal 1920 in poi: gli attacchi di Israele, gli assedi e la pulizia etnica dei civili con la forza o attraverso sentenze di tribunali per cacciare gli arabi da Gerusalemme, la resistenza popolare dei palestinesi, la resistenza militare di Hamas a Gaza, gli scontri e i linciaggi tra israeliani arabi ed ebrei.

Ma queste settimane è diverso.

Perché accanto agli eventi militari, politici, demografici e civili a cui siamo abituati, alcuni nuovi fattori segnalano che questo potrebbe essere l’inizio di una svolta storica nel conflitto tra arabismo e sionismo che ha attraversato tre secoli, dalla nascita del movimento sionista nel 1897 per creare uno stato ebraico in Palestina. Quattro elementi potrebbero cambiare il corso degli eventi negli anni a venire.

Il primo è che Israele e la parola apartheid ora sono regolarmente citati insieme nei dibattiti nella regione e nel mondo. Il secondo riguarda due tendenze internazionali in crescita: le manifestazioni popolari a sostegno dei diritti dei palestinesi e il supporto al movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) che punta a fare pressione su Israele in modo nonviolento perché metta fine all’oppressione dei palestinesi. Il terzo fattore consiste nel fatto che i palestinesi sono comparsi nei mezzi d’informazione globali e sui social network a raccontare la loro storia, non più filtrati dagli intermediari che hanno permesso alla narrazione israeliana di dominare la sfera pubblica. La quarta dinamica è che i tre elementi citati si sono combinati e hanno imposto un dibattito pubblico globale su come i metodi colonizzatori usati oggi da Israele siano stati portati avanti dal movimento sionista per più di un secolo. Ora il mondo vede con chiarezza come il progetto sionista nato nel 1897 sia riuscito nel 1947 a creare lo stato israeliano su una terra da cui ha espulso i palestinesi, e come continui a espandersi con colonie e insediamenti nelle terre arabe occupate.

La minaccia più temuta

Tra il 1915 e il 1947 i leader sionisti riuscirono a convincere la potenza mondiale britannica a concedergli una patria destinata a diventare stato in una Palestina araba al 93 per cento. Dal 1948 Israele ha mobilitato la potenza globale statunitense perché non mettesse in discussione la sua brutalità predatoria contro la Pale­stina.

Ma queste settimane è diverso.

Mai dal 1897 l’attenzione internazionale si era concentrata sul ruolo delle politiche sioniste nel determinare le guerre periodiche nella regione. Mai prima d’ora il congresso statunitense aveva chiesto in modo così chiaro di considerare israeliani e palestinesi sullo stesso piano. E mai prima d’ora i mezzi d’informazione internazionali avevano dato tanto spazio alle voci di chi sostiene che, per raggiungere la pace, si deve porre rimedio alle ingiustizie coloniali del passato. Israele oggi è di fronte alla minaccia che teme di più: i palestinesi uniti resistono all’aggressione sionista, la identificano come un sistema di apartheid coloniale, e godono di un sostegno internazionale crescente.

Quando i combattimenti saranno finiti, è probabile che queste quattro novità nello scontro tra sionismo e arabismo influenzeranno i tentativi di risolvere questo lungo conflitto, affrontando finalmente le due forze interconnesse che lo plasmano: la natura di apartheid coloniale delle politiche di Israele e l’incessante ricerca di giustizia dei palestinesi. ◆ fdl

Rami Khouri _ dirige il programma Global engagement e insegna giornalismo all’American university di Beirut._

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati