Più di settecento animali selvatici, tra cui ippopotami ed elefanti, saranno uccisi in Namibia per fornire carne alla popolazione affamata, ha dichiarato il governo di Wind­hoek. L’Africa meridionale sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi cent’anni e secondo le Nazioni Unite circa l’84 per cento delle riserve alimentari namibiane è stato esaurito.

Ci si aspetta che nel periodo tra luglio e settembre, la stagione di magra, quasi la metà dei 2,5 milioni di abitanti farà i conti con livelli alti d’insicurezza alimentare. “Il provvedimento è necessario e rispetta la costituzione, in base alla quale le risorse naturali devono essere usate a vantaggio dei cittadini”, ha precisato il ministero dell’ambiente il 26 agosto.

Dall’ottobre 2023 le alte temperature hanno causato una scarsità di precipitazioni nell’Africa australe: a febbraio, il culmine della stagione delle piogge, nella regione è caduto meno del 20 per cento delle piogge previste. Namibia, Zimbabwe, Malawi e Zambia hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Come i paesi vicini, la Namibia dipende dall’agricoltura e dall’allevamento, che hanno bisogno di pioggia. Tra il 2013 e il 2019 Windhoek ha proclamato tre volte l’emergenza per la siccità. L’Onu stima che l’attuale stagione arida contribuisca ad aumentare la malnutrizione acuta tra i bambini di meno di cinque anni, la diffusione del colera e le violenze contro donne e ragazze, costrette a percorrere distanze maggiori per trovare delle fonti d’acqua.

Decisioni discutibili

La Namibia ha molti animali selvatici, tra cui 24mila elefanti. Le autorità hanno incaricato cacciatori professionisti di uccidere 723 animali, fra cui trenta ippopotami, sessanta bufali, cinquanta impala, cento gnu, trecento zebre, 83 elefanti e cento antilopi. Finora sono state raccolte quasi 57 tonnellate di carne, da distribuire in aiuti alimentari. Gli abbattimenti stanno avvenendo nei parchi e nelle aree comunitarie con un “numero sostenibile di animali selvatici”, sostengono le autorità, dove non è a rischio la sopravvivenza delle specie e dove gli animali potrebbero essere troppo numerosi rispetto alle risorse idriche e ai pascoli disponibili. Gli elefanti in particolare sono abbattuti in zone considerate a rischio per i conflitti con gli esseri umani.

Già nel 2023 la Namibia aveva deciso di ridurre il numero degli elefanti a causa dei numerosi incidenti in cui erano morte delle persone. Secondo le autorità la recente misura aiuterà a raggiungere l’obiettivo. I paesi dell’Africa australe sostengono di essere in difficoltà a causa degli elefanti. In Botswana, Namibia, Angola, Zambia e Zimbabwe vive più della metà dei pachidermi africani e i governi dicono di trovarsi di fronte a un problema di “sovrappopolazione”, anche se alcune associazioni contestano l’affermazione.

In questi paesi è consentita la caccia ai trofei, sia per controllare il numero degli animali sia come fonte di reddito. Queste scelte però hanno spesso provocato le critiche delle organizzazioni animaliste e dei governi occidentali. Nel 2021, con una decisione contestata, la Namibia ha provato a vendere all’asta 170 elefanti, ma solo un terzo è stato acquistato. I funzionari hanno attribuito il fallimento alle reazioni delle organizzazioni animaliste. L’anno scorso il presidente del Botswana aveva minacciato di mandare ventimila elefanti in Germania, dopo che Berlino aveva annunciato di voler limitare l’importazione di trofei di caccia viste le preoccupazioni legate al bracconaggio. Nel territorio del Botswana vivono 130mila elefanti, la popolazione più numerosa del mondo. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1579 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati