Decine di migliaia di persone sono scese in piazza stamattina in tutta Italia per protestare contro il disegno di legge conosciuto come la Buona scuola, voluto dal governo Renzi. Sette le piazze principali, da Milano a Bari, da Aosta a Palermo, ma molto più numerosi i cortei che si sono moltiplicati in tutte le maggiori città e le iniziative di protesta spontanee. Secondo la Cgil hanno partecipato centomila persone soltanto a Roma.
Il presidente del consiglio ha difeso la riforma: “Ci sono tante persone che oggi protestano, noi ascoltiamo, perché è giusto ascoltare e parlare, ma siamo il primo governo che mette tre miliardi sulla scuola”, ha sottolineato Renzi durante una visita a Bolzano. “Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate”, ha ribattuto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui “il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione”.
Hanno aderito tutte le sigle sindacali: i tre sindacati confederali, Gilda, Snals e l’ala Cobas, che sciopererà anche domani e martedì 12 nel tentativo di ostacolare il regolare svolgimento dei test Invalsi. Ed è stata forte anche la partecipazione degli studenti, a partire dai coordinamenti Link e Unione degli studenti. A Roma centinaia di insegnanti dei Cobas hanno bloccato un tratto di viale Trastevere di fronte al ministero dell’istruzione attraverso un sit in con striscioni, musica e cori. Al fianco di insegnanti, personale della scuola e studenti hanno sfilato anche molti esponenti politici come Stefano Fassina del Partito democratico, contestato da alcuni manifestanti.
Il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, in un’intervista al QN aveva definito lo sciopero politico, senza presupposti e legato a strategie elettorali, accusando i sindacati di essere su posizioni antiche. La stessa Giannini ha poi suggerito che, se da sette anni non c’era uno sciopero generale del comparto, è perché “da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla”. La segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, dalla piazza di Milano ha risposto che “questa riforma l’ho letta bene e non mi piace”, mentre Carmelo Barbagallo della Uil ha affermato che la scuola italiana “non ha bisogno di podestà”, ma di essere “pubblica, libera e democratica”. I Cobas hanno descritto quello odierno come “il più grande sciopero della scuola italiana”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it