Le sanzioni contro la Russia colpiscono le aziende italiane, “dobbiamo cercare di toglierle o usare altri strumenti, serve una via d’uscita”. Il messaggio lanciato da Vladimir Putin dall’Expo di Milano è arrivato nella stessa settimana in cui i leader del G7 hanno minacciato ulteriori punizioni economiche nei confronti di Mosca per il suo diretto coinvolgimento nel conflitto dell’Ucraina dell’est. Il presidente russo ha fatto leva su un rapporto privilegiato: l’Italia è il secondo partner commerciale della Russia in Europa, dopo la Germania, e il quarto a livello mondiale.
I protagonisti. Nella platea della conferenza stampa del presidente russo con il premier Matteo Renzi erano presenti gli amministratori delegati di alcuni dei principali gruppi industriali italiani: da Mario Greco della Generali a Marco Tronchetti Provera della Pirelli; da Michele Elia del gruppo Ferrovie dello stato a Mauro Moretti di Finmeccanica; da Claudio Descalzi dell’Eni a Francesco Starace dell’Enel; da Gianfelice Rocca (Techint) a Pietro Salini (Salini Impregilo).
I rapporti economici. Secondo dati Istat/Eurostat, nel 2013 le esportazioni italiane nella federazione russa hanno raggiunto il loro massimo storico con 10,8 miliardi di euro. Nel 2014, invece, una serie di fattori come la crisi economica, la caduta del rublo e le sanzioni e controsanzioni legate alla crisi in Ucraina hanno determinato un serio peggioramento delle relazioni, con una contrazione delle esportazioni dell’11,6 per cento (-1,25 miliardi di euro) e una perdita netta di 5,3 miliardi di euro nell’interscambio (-17 per cento). In particolare, c’è stato un crollo dei prodotti tessili dell’abbigliamento e della pelle (-16,4 per cento), degli apparecchi elettrici ed elettronici, dei macchinari meccanici e dei mezzi di trasporto (-13,7 per cento) e dei prodotti agroalimentari, che sono oggetto delle sanzioni (-38 per cento).
Il made in Italy. Gli affari italiani in Russia sono soprattutto legati al settore agroalimentare, alla moda, al design e alle eccellenze in altri campi come i macchinari, la tecnologia e i beni industriali intermedi: in tutto, rappresentano circa il 50 per cento delle esportazioni nella federazione russa. Le imprese italiane presenti sul territorio sono più di 400, tra cui una settantina con stabilimenti produttivi.
Non solo energia. I più importanti investimenti sono stati nel settore energetico, a partire dall’Eni e dall’Enel. Le altre presenze di rilievo sono nei settori ad alta tecnologia, come quello aerospaziale e delle telecomunicazioni (Finmeccanica), negli elettrodomestici (Indesit, Candy e Merloni), nell’agroalimentare (Ferrero, Cremonini) e altri (Iveco, Pirelli e gruppo Marcegaglia). Importante anche la presenza di banche italiane, al momento otto.
Turismo. Il turismo russo è cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale: dal 2009 al 2013 i flussi verso l’Italia sono più che raddoppiati, passando da 461 mila nel 2009 a 1,088 milioni nel 2013. Nel 2014 il numero d’ingressi è cresciuto del 4,5 per cento (arrivando a quota 1,3 milioni), pari a circa quattro volte i turisti provenienti dalla Cina e più del doppio di quelli dal Brasile. L’indotto complessivo del turismo russo in Italia ha sfiorato nel 2014 la cifra di 1,5 miliardi di euro (il triplo di quella cinese), cui si sommano gli acquisti tax free.
I dossier aperti. Presentando la visita di Putin in Italia, il consigliere diplomatico di Putin, Yury Ushakov ha ricordato che la società statale russa Rostec e l’italiana Finmeccanica hanno un progetto per la costruzione di elicotteri per la Rosneft, del valore di 3 miliardi di euro di qui al 2015. Con l’italiana Saipem c’è poi da mettere a punto la riattivazione del contratto per la posa dei tubi che dovevano essere del gasdotto South Stream, cancellato, e che ora dovrebbero passare al nuovo progetto TurkStream, per cui Gazprom vuole firmare entro il mese un accordo con la Turchia.
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