In più di 55 paesi del mondo ci si sta preparando per celebrare il 26 giugno, giorno scelto dalle Nazioni Unite per ricordare le vittime di tortura. L’associazione Amnesty international nel 2014 ha lanciato la campagna “Stop alla tortura”, a ricordare che, a 31 anni dall’entrata in vigore della Convenzione dell’Onu contro la tortura, ratificata da 157 Paesi, sono migliaia le persone che subiscono torture in ogni parte del mondo. Negli ultimi cinque anni l’associazione ha denunciato casi, isolati o regolari, di tortura o altri maltrattamenti in 141 Paesi, tra cui Filippine, Marocco, Messico, Nigeria e Uzbekistan.

In particolare, Amnesty international ha lanciato una raccolta di firme per due casi: Yecenia Armenta, una donna messicana che ha trascorso quasi tre anni in un carcere per aver confessato di avere ucciso il marito dopo 15 ore di tortura, violenza sessuale e minacce nei confronti dei figli, e Muhammad Bekzhanov, giornalista uzbeko in carcere dal 1999, ritenuto colpevole di aver preso parte ad alcuni attentati in seguito a una confessione estorta con tortura.

In Italia Amnesty international ha invitato ancora una volta il parlamento a introdurre nel codice penale il reato di tortura, dopo 26 anni dalla ratifica della Convenzione contro la tortura.

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