I venditori d’armi da fuoco statunitensi stanno creando nuovi siti web per concludere i loro affari dopo che Facebook ha messo al bando la compravendita di armi tra privati.

Dopo le numerose sparatorie avvenute l’anno scorso, uno dei temi più spinosi della campagna presidenziale negli Stati Uniti è la questione di come coniugare il diritto a possedere armi e la sicurezza dei cittadini. Sulla scia di questo dibattito, il 29 gennaio Facebook ha deciso che non sarà più possibile comprare o vendere armi attraverso il social network.

La reazione dei commercianti che hanno un “gruppo su Facebook” non si è fatta attendere: molti hanno immediatamente cominciato a promuovere le loro attività su altri siti dedicati alle armi.

Nella chat del Firearms enthusiasts club (il club degli appassionati di armi da fuoco), alcuni utenti si sono lamentati del fatto che i loro gruppi siano stati cancellati da Facebook e hanno esortato gli altri a far conoscere in giro il loro sito.

I commercianti di armi migreranno su siti meno controllati,
in cui gli utenti non condividono informazioni personali

“Ho appena perso Cheap guns Minnesota, che aveva quasi 18mila iscritti”, ha raccontato un utente chiamato The guard dog. “Quindi PER FAVORE fate conoscere questo sito a tutti i gruppi di TUTTI gli stati”.

Il 1 febbraio l’amministratore di un gruppo chiamato Central Florida gun talk ha cambiato il nome della pagina in Central Florida, indirizzando i 2.055 iscritti verso un altro sito creato in fretta dopo il divieto.

Un altro utente ha pubblicato un post nel quale sosteneva che la comunità delle armi da fuoco “è diventata dipendente da Facebook” e che il divieto “si rivelerà un boomerang”, spingendo i commercianti di armi verso siti non controllati, in cui le persone coinvolte nel commercio condividono meno informazioni personali. Gli utenti Facebook contattati da Reuters si sono rifiutati di rilasciare commenti. La National rifle association si è rifiutata di commentare la notizia.

Monika Bickert, capa del dipartimento che stabilisce le linee politiche di Facebook, ha dichiarato in un’intervista che gli amministratori dei gruppi dedicati alle armi sono stati informati del divieto prima che entrasse in vigore. “Dedichiamo un sacco di tempo a studiare le nostre politiche”, ha detto, facendo notare che l’80 per cento degli 1,6 miliardi di persone che hanno un profilo su Facebook vive fuori da Stati Uniti e Canada.

Bickert ha chiarito che l’azienda si baserà unicamente sulle segnalazioni degli utenti per decidere quali post, gruppi e profili cancellare o limitare. Facebook riceve ogni giorno circa un milione di segnalazioni da parte dei suoi iscritti.

Bickert ha spiegato che è il community operations team di Facebook a decidere se rimuovere o meno i contenuti che vengono segnalati, compresi quelli legati ad attività terroristiche, ciberbullismo e nudità, oltre che alla vendita di armi.

La squadra lavora in uffici sparsi in tutto il mondo e può contare su esperti di diverse discipline che parlano decine di lingue. Ma talvolta le sue decisioni sono complicate dal fatto di aver accesso a “un quadro molto limitato”, ha aggiunto Bickert, perché “il contesto di un singolo post può non essere chiaro. A volte è difficile capire cosa una persona stia dicendo davvero e non possiamo vedere cosa dice offline”.

La stretta di Facebook sulle armi evidenzia le difficoltà nel controllo dei contenuti violenti
sui social network

La stretta sulla compravendita di armi tra privati arriva in un momento in cui Facebook comincia a puntare sempre di più sul commercio online ed evidenzia anche le sfide che i social network devono affrontare nella gestione dei contenuti violenti o criminali, senza limitare troppo la libertà di parola.

Data la popolarità di Facebook e Instagram, “è davvero importante che dicano: ‘non sul mio sito’ “, afferma Erika Soto Lamba, portavoce di Everytown for gun safety, un’associazione che vuole limitare la diffusione di armi da fuoco e che è sostenuta da Michael Bloomberg.

I venditori di armi dotati di licenza possono ancora pubblicizzare le loro armi su Facebook tramite annunci che indirizzano gli utenti su altri siti.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dall’agenzia Reuters.

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