Il governo cinese nasconde gelosamente i suoi segreti, che risultano difficili da portare alla luce. Amnesty international li ha giustamente ricordati alla vigilia del suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo.
Nel documento di 54 pagine, l’organizzazione non governativa afferma che nel 2016 la Cina, da sola, avrebbe ucciso più persone che negli altri paesi mondo.
Si tratterebbe di più di mille persone – poveri o disoccupati e non funzionari del Partito comunista – un numero che pone la Cina in cima alla classifica davanti all’Iran (che ha ucciso 567 persone), Arabia Saudita (154), Iraq (88) e Pakistan (87). Nella maggior parte dei casi il nome della persona uccisa era nota solo alla sua famiglia. Questo alone di mistero, mantenuto dalle autorità che lo giustificano appellandosi al “segreto di stato” che non può in nessun caso essere condiviso, anima però il dibattito sulla credibilità del presidente Xi Jinping, al potere dal marzo 2013, e alle sue dichiarazioni pubbliche.
Credibilità internazionale a rischio
Da un lato infatti, Xi Jinping ha promesso ai cittadini maggiore trasparenza – che si è tradotta in una caccia senza quartiere a chiunque sia corrotto o abusi dei propri poteri – e un sistema giudiziario più giusto e aperto. Dall’altro lato tuttavia, il presidente reprime e soffoca tutto quello che si distacca dal dogma ufficiale imposto dal Partito comunista (forte dei suoi 88 milioni di iscritti) del quale Xi Jinping si presenta come ultimo garante.
Secondo il Guardian, che cita un ricercatore di Amnesty international, la Cina mette sotto chiave le notizie sulle sue azioni per non trovarsi in imbarazzo quando invece trapelano le notizie. Alle esecuzioni abusive si sommerebbero infatti dei vizi procedurali che impediscono agli imputati di ottenere le attenuanti del caso o una corretta difesa legale.
L’indiano Salil Shetty, segretario generale di Amnesty international, chiede ai dirigenti cinesi di affrontare le loro responsabilità: “La Cina occuperà il primo posto sulla scena internazionale, ma riguardo la pena di morte, dà il peggiore esempio di tutti”, afferma Shetty. Chissà se Pechino si sentirà spinta a cambiare?
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