Il 6 novembre Christian Raimo, insegnante, scrittore e collaboratore di vari giornali, tra cui Internazionale, ha ricevuto un provvedimento disciplinare delle autorità scolastiche. La misura prevede la sua sospensione dall’insegnamento all’istituto Pacinotti-Archimede di Roma per tre mesi e il taglio dello stipendio del 50 per cento. In precedenza, dopo aver criticato il ministro Giuseppe Valditara, Raimo aveva ricevuto due richiami disciplinari per aver violato il codice etico imposto ai funzionari del ministero dell’istruzione e del merito.
La prima sanzione è arrivata il 5 aprile 2024 per le parole dette in una trasmissione televisiva sul caso di Ilaria Salis, l’attivista finita in carcere in Ungheria e poi diventata europarlamentare con Alleanza verdi e sinistra (Avs). La seconda è stata causata dalle dichiarazioni di Raimo durante un dibattito pubblico sulla scuola alla festa nazionale di Avs e in cui criticava Valditara, paragonandolo alla Morte nera, l’arma di distruzione di massa nel film Guerre stellari.
Raimo aveva affermato di ritenere che “da un punto di vista politico Valditara vada colpito, perché è un bersaglio debole e riassume in sé tante delle debolezze del governo”. E ancora: “Dentro la sua ideologia c’è tutto il peggio: la cialtronaggine, la recrudescenza dell’umiliazione, il classismo, il sessismo. Se è vero che non è lui l’avversario, è vero che è lui il fronte del palco di quel mondo che ci è avverso, e quindi va colpito lì, come si colpisce la Morte nera in Star wars”.
“È un provvedimento per le critiche che ho fatto alle idee, alle parole, alle scelte politiche, alle decisioni politiche, alle norme introdotte del ministro Valditara”, ha commentato Raimo, dopo avere ricevuto il secondo richiamo. “Sono sconcertato, preoccupato, allibito”, ha aggiunto. “Mi sembra un ovvio principio di qualunque democrazia distinguere ministero e persona. Mi sembra un altro ovvio principio che poter criticare il potere sia un diritto fondamentale”, ha concluso Raimo.
Dopo la notizia della sospensione è stato diffuso un appello in solidarietà dell’insegnante in cui è scritto: “È una notizia grave e allarmante, che dice molto sulla democrazia in Italia e sulla torsione autoritaria in atto”. L’appello è stato sottoscritto da diverse personalità della cultura italiana, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi. Raimo ha commentato: “Da oggi non sono in classe per tre mesi. Ora con il sindacato e gli avvocati cercherò di difendermi”.
Il codice etico come strumento di censura
Il procedimento disciplinare contro Raimo è previsto dal codice di comportamento dei dipendenti del ministero dell’istruzione e del merito, introdotto per decreto dal governo nell’aprile 2022 e subito contestato dai sindacati della scuola, che parlano di uno strumento d’intimidazione e censura politica.
In particolare l’articolo 13 del codice prevede che “il dipendente si astenga dal pubblicare, tramite l’utilizzo dei social network, contenuti che possano nuocere all’immagine dell’amministrazione”. Una formulazione molto ampia, che secondo il sindacato può lasciare grande spazio alla discrezionalità delle autorità scolastiche.
Secondo la Cgil si tratta di una violazione della libertà d’espressione e di uno strumento di pressione politica: “Raimo ha espresso delle posizioni critiche sulle politiche del ministro e del ministero, le ha espresse fuori dalla scuola, in un contesto di critica politica a delle riforme. Per questo pensiamo che si tratti di un caso di censura politica”, afferma Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, che ha portato il codice etico davanti al tribunale amministrativo del Lazio (Tar) nel giugno 2023. Il ricorso al Tar è stato respinto, ma il sindacato si è rivolto al consiglio di stato, che ancora si deve esprimere sulla questione.
“Pensiamo che il codice di comportamento rappresenti un limite alla libertà di espressione e di parola per i funzionari pubblici, e in particolare per gli insegnanti, che sono messi nelle condizioni di non poter criticare le politiche pubbliche in contesti politici e perfino sui social network”, continua Fracassi.
“Stiamo pensando di chiedere l’intervento della corte costituzionale nel caso di Raimo, perché per noi il codice di comportamento viola la costituzione”, conclude la sindacalista.
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