Cortometraggi di un’efficacia sorprendente in Tunisia. Nuovi registi algerini che gettano uno sguardo profondo sull’attualità, ma anche portatori di messaggi universali legati a un’intensa riflessione sulla storia drammatica del paese, dalla guerra d’indipendenza alla guerra civile degli anni novanta. Film marocchini che raccontano una cultura mista, a cavallo tra l’Africa e il Mediterraneo.

Ecco una selezione di film del Maghreb da vedere gratis online, spesso sottotitolati in francese e in inglese, ma alcuni anche in italiano, messi a disposizione da gruppi di artisti, cineteche nazionali o piattaforme come il sito di streaming tunisino Artify che in questo momento ha moltiplicato le iniziative online a sostegno del cinema locale, ospitando festival virtuali e rassegne.

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Brotherhood di Meryam Joobeur (Tunisia 2018)
Come si fa a spiegare come mai dei giovani tunisini siano potuti partire per il jihad in Siria, descrivere l’impossibile dialogo tra padre e figlio con l’intensità di una tragedia greca e illustrare le vite drammatiche delle “mogli” dei combattenti del gruppo Stato islamico, il tutto in 25 minuti e con poche parole? È l’impresa incredibilmente riuscita di questo corto di Meryam Joobeur. Acclamatissimo dalla critica, è stato meritatamente candidato all’Oscar, selezionato al Sundance festival e al Toronto film festival. È anche stato eletto miglior film drammatico dell’anno al Vimeo festival & Awards 2020, che lo propone in streaming gratis.
Disponibile su Vimeo

Chromophobia di Ben Brahim Bassem (Tunisia 2019)
Sempre dalla Tunisia_, Chromophobia_ di Ben Brahim Bassem è un poetico cartone animato di otto minuti che ripercorre la vita di un giovane omossessuale dalla sua nascita in un fiore arcobaleno, alla sua infanzia magica vicino alle amiche e alle loro bambole. Seguono però le condanne dei religiosi, l’arresto della polizia e le violenze subite in carcere; l’ingenuità del disegno infantile esalta l’assurdità di un’insostenibile violenza. L’angelo omosessuale che sorvola una manifestazione per i diritti lgbt a Tunisi indica la strada da percorre.
Disponibile sulla piattaforma di Plural+

La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (Italia, Algeria 1966)
La battaglia di Algeri, uno dei film più “algerini” mai girati, è stato realizzato da un regista italiano. Gillo Pontecorvo andò a girare ad Algeri solo tre anni dopo l’indipendenza, con attori algerini non professionisti e un eroe della resistenza, Yacef Saadi, che interpreta se stesso. Il film è un capolavoro, da rivedere assolutamente, che vinse il Leone d’oro a Venezia nel 1966 e rimase censurato in Francia fino al 1971, prova della sua potenza politica.
Disponibile su Youtube

Il film è tornato di attualità in Algeria grazie al documentario del pluripremiato regista algerino Malek Bensmaïl che racconta la storia della battaglia d’Algeri, “un film nella storia”. Sempre di Bensmaïl il festival internazionale del documentario di Amsterdam offre:

Contre pouvoirs (Checks and balances) di Malek Bensmaïl (Algeria 2015)
Il quotidiano algerino El Watan è stato fondato nel 1990 dal carismatico giornalista Omar Belhouchet e da altri 16 ex colleghi del giornale El Moudjahid. È diventato negli anni un riferimento della stampa indipendente in Algeria. Durante la guerra civile, il coraggio e l’ostinazione di Belhouchet sono stati leggendari: tra il 1993 e il 1997 ha dovuto rispondere a oltre 230 azioni legali orchestrate contro di lui da ufficiali algerini, costringendolo a recarsi in tribunale almeno due o tre volte a settimana. Fu minacciato più di 100 volte da militanti islamisti. Il film non ruota però intorno al suo personaggio carismatico, ma è piuttosto un’ode al giornalismo: le rotative girano veloci, i titoli si fanno in fretta, i dibattiti politici ed etici – e le litigate connesse – sono mitici. I giornalisti di El Watan rispettano il loro lavoro e credono nella loro missione di “contropotere”, mentre dall’altra parte il potere algerino sembra prenderli in giro, umiliando la loro intelligenza insieme a quella di tutto un popolo.
Disponibile su Idfa

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Le puits (il pozzo) di Lotfi Bouchouchi (Algeria 2015)
Donne, bambini e anziani di un villaggio algerino sono assediati dall’esercito coloniale francese dietro il pretesto – inventato – che nascondono dei fellagha, resistenti algerini: bloccando l’accesso al pozzo li condannano a morire di sete. Lotfi Bouchouchi riesce a rendere magistralmente la barbarie coloniale. Ma non solo: svela l’assurdità totale della guerra e della retorica del coraggio veicolata da tutti i valori maschilisti legati alla violenza. Al colonnello francese che decide l’assedio sparare a chiunque si avvicinerà al pozzo viene presentato come un atto di coraggio, anche se si tratta di colpire donne o bambini disarmati. L’esito del film lascia con mille domande. Vanta anche un formidabile cast di attrici. Il film è segnalato anche dalla rivista culturale algerina Vinyculture, che propone una lista di trenta film algerini da vedere gratuitamente.
Disponibile su Youtube

In Marocco il Centro cinematografico marocchino ha preparato una programmazione speciale per chi è costretto all’isolamento. Con film classici o popolari visibili per 48 ore. Propone fra gli altri:

Le coq (il gallo) di Abdellah Toukana, detto Ferkous (Marocco 2015)
Le coq è una commedia dell’attore soprannominato Ferkous. Il film è rimasto in testa al botteghino in Marocco per mesi dopo la sua uscita nel 2015. Ferkous è un ex bambino di strada, pugile e uno degli attori comici più amati del suo paese. Il francese Michel compra un riad a Marrakech per farne un bed and breakfast. I rapporti con i vicini – la famiglia di Ferkous – diventano presto difficili: rumori notturni per il bed and breakfast e il turismo particolare di Marrakech, canto del gallo all’alba per la casa marocchina. L’umorismo popolare di Ferkous racconta più seriamente il difficile incontro tra culture nel turismo di massa.
Disponibile il 2 e il 3 maggio sul sito del Centro cinematografico marocchino

Nayda di Hicham Lasri (Marocco 2019)
Hicham Lasri è un artista punk ed ecclettico, che gira un film all’anno. Sulla sua pagina Youtube si può vedere gratuitamente il suo ultimo film Nayda, che racconta la movida marocchina degli anni duemila intorno al festival di musica L’Bouvard con interviste ai designer, e ai principali gruppi rock o rap che hanno formato una scena musicale marocchina vibrante e alla costante ricerca di libertà.

Molto interessante è anche il making of del suo film del 2012 C’est eux les chiens (Sono loro i cani), un film delirante e frenetico girato come un finto documentario, camera sulla spalla, che segue Majhoul, imprigionato nel 1981 durante la rivolta del pane in Marocco e che ne uscirà, dopo trent’anni di carcere, nel bel mezzo della primavera araba del 2011. La sua pagina propone anche la sua serie Youtube dissacrante No vaseline fatwa, diventata un fenomeno tra i giovani marocchini per i suoi attacchi umoristici al fenomeno della radicalizzazione.
Disponibile su Youtube

Documentari Maroc corps et âme di Izza Genini
Izza Genini, leggendaria produttrice marocchina, che fondò insieme a Louis Malle una società di produzione con lo scopo di far conoscere il cinema africano nel mondo, ha girato tra gli anni ottanta e novanta un’impressionante serie di undici documentari sulla musica popolare marocchina intitolata Maroc corps et âme. Ogni settimana sulla sua pagina Facebook segnala alcuni tra i suoi più bei lavori, disponibili gratuitamente per un breve periodo su Vimeo. Tanti documenti musicali, tra cultura orale e antropologia di un valore inestimabile.
Disponibile su Vimeo

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