Negli ultimi mesi diversi leader ed esponenti della destra e dell’estrema destra europea hanno messo in relazione la presenza di cittadini stranieri con l’incidenza di reati legati alla violenza di genere. È un tema che torna ciclicamente nella discussione pubblica.

In Italia il 25 novembre scorso, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, durante un’intervista a Donna Moderna la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha parlato di un aumento dei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, ma non ha citato dati o fonti.

Una posizione simile era già stata espressa dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, scatenando diverse polemiche durante l’inaugurazione di una fondazione dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex ragazzo che non riusciva ad accettare di essere stato lasciato.

“Occorre non far finta di non vedere che l’incremento di fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un’immigrazione illegale”, aveva detto Valditara in un videomessaggio, in cui affermava anche che in Italia il patriarcato è finito con la riforma delle leggi sulla famiglia nel 1975.

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Argomenti simili sono stati sostenuti più volte da esponenti dell’estrema destra francese. È il caso di Alice Cordier, 28 anni, militante e influencer di estrema destra, che si definisce anche femminista. Cordier dirige il collettivo di estrema destra Némésis vicino al cattolicesimo reazionario e agli antiabortisti di Manif pour tous, rivolto soprattutto a chi ha tra i 18 e i 35 anni. Fondato nel 2019, il collettivo si occupa di questioni storicamente legate al femminismo, ma lo fa con una prospettiva di estrema destra, contrapponendosi al femminismo storico, giudicato troppo vicino alle posizioni della sinistra. Alcune esponenti del gruppo si sono candidate o hanno militato nel Rassemblement national di Marine Le Pen.

“Il 20 per cento delle violenze sessuali sono compiute da stranieri”, ha detto Alice Cordier nel novembre del 2024. Nel maggio dello stesso anno l’europarlamentare di estrema destra Marion Maréchal aveva affermato che: “Il 77 per cento degli stupri per strada a Parigi sono stati fatti da stranieri”.

Cosa dicono i dati

Secondo gli ultimi dati disponibili del servizio di statistica del ministero dell’interno francese, aggiornati al 2022, l’87 per cento delle persone accusate di stupro (al di fuori del contesto familiare) erano di nazionalità francese. Quindi, il 13 per cento non erano francesi. Gli stranieri rappresentano l’8 per cento della popolazione francese.

In Italia, secondo i dati più aggiornati dell’Istat (risalenti al 2022), sono state denunciate o arrestate 5.775 persone con l’accusa di violenza sessuale, categoria in cui sono fatti rientrare diversi reati, dalle molestie allo stupro. Tra loro, 3.340 erano italiane, 2.435 straniere. Dunque, la maggioranza è composta da cittadini italiani: il 57,8 per cento contro il 42,2 per cento degli stranieri. Gli stranieri sono l’8,9 per cento della popolazione italiana, quindi sono molte le denunce a loro carico.

Tuttavia, rispetto a quelli francesi i dati italiani sono incompleti perché riguardano solo le denunce presentate alle forze dell’ordine, che inoltre comprendono reati molto diversi (dalla molestia allo stupro). Come ha spiegato più volte l’Istat, in Italia le donne che denunciano sono poche (il 16 per cento di quelle che hanno subìto violenza, secondo i dati del 2014), quindi si tratta di cifre fortemente sottostimate. Inoltre, i dati raccolti non distinguono se gli autori dei reati siano immigrati regolari o irregolari.

“Il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha parlato di ‘dati incontrovertibili’, ma in realtà il primo problema è che non ci sono database ufficiali in cui sia possibile reperire dati scorporati sulla violenza di genere. Per esempio, non si può sapere quanti sono i reati commessi da immigrati regolari e quanti da immigrati irregolari. Ma Valditara parla di ‘immigrati irregolari’ senza citare una fonte su cui si baserebbero le sue affermazioni”, commenta la giornalista e scrittrice Donata Columbro, autrice del saggio Quando i dati discriminano. Bias e pregiudizi in grafici, statistiche e algoritmi (Il Margine, 2024).

“Nei dati dell’Istat emerge chiaramente che gli italiani sono la maggioranza degli autori di reati legati alla violenza sessuale, e c’è da dire che probabilmente il dato è sottostimato, perché sappiamo che nei casi di stupro si denuncia più frequentemente se l’autore è uno sconosciuto, mentre non lo si fa o lo si fa di meno quando le violenze sono commesse da familiari o partner”, aggiunge Columbro. “Questo tipo di violenza dev’essere prima di tutto riconosciuta dalle donne che si trovano in una relazione caratterizzata dagli abusi, ma di solito succede al termine di un lungo percorso, che solo in alcuni casi porta alla denuncia. Questo emergeva molto chiaramente dagli studi dell’Istat del 2006 e del 2014: nella maggior parte dei casi la violenza avviene in ambito domestico e l’autore non è uno sconosciuto”, conclude Columbro.

“L’idea che gli stranieri costituiscano un rischio, pronti a penetrare nel territorio nazionale per penetrare nel corpo delle donne, è antica. È usata dall’estrema destra per giustificare politiche migratorie basate sul rifiuto e sulla stigmatizzazione”, spiega Anne Bouillon, avvocata specializzata da più di vent’anni nella difesa delle vittime di violenza domestica e sessuale, e autrice del libro Affaires de femmes. Une vie à plaider pour elles.

“La mia esperienza di avvocata mi ha insegnato che la violenza contro le donne proviene da tutte le classi sociali. Il più grande denominatore comune tra le donne, indipendentemente dalla loro origine, religione, classe sociale, professione o età, è quello di subire violenza da parte degli uomini”, continua Bouillon.

In generale “a fronte di un aumento della componente straniera della popolazione, in Europa le società non sono diventate meno sicure. Anzi, complessivamente la criminalità ha registrato una lieve riduzione”, spiega un articolo di Openpolis.

Jérôme Valette, economista specializzato in migrazioni al Centre d’études prospectives et d’informations internationales (Cepii) spiega che “non esiste un legame causale diretto tra immigrazione e criminalità”. E aggiunge: “A parità di caratteristiche demografiche e socioeconomiche, non ci sono più probabilità che gli immigrati commettano un reato”. Il fatto è che “immigrati e persone originarie del posto hanno quasi sempre caratteristiche demografiche e socioeconomiche diverse. Gli uomini, i giovani e le persone in situazioni precarie sono spesso sovrarappresentati nei flussi migratori”.

I dati Eurostat mostrano come le persone straniere siano esposte a un rischio maggiore di povertà in quasi tutti i paesi dell’Unione europea. E la precarietà e la povertà possono influire sul rischio di commettere un reato.

24 febbraio 2025. I dati sull’Italia e la Francia sono stati integrati.

Questo articolo è stato realizzato con il sostegno dello European media and information fund (Emif). Non riflette necessariamente le posizioni dell’Emif, né dei suoi partner, la Calouste Gulbenkian foundation e lo European university institute.

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