La Corte internazionale di giustizia (Cig) ha cominciato il 19 febbraio le udienze per il caso che riguarda la legalità dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, in corso dal 1967. Testimonieranno 52 paesi, un numero senza precedenti. È la prima volta che il più importante tribunale del mondo è chiamato a esprimere il suo parere consultivo sulla questione, che è stata al centro di anni di dibattiti e risoluzioni delle Nazioni Unite.
Molti mezzi d’informazione internazionali dedicano approfondimenti al tema, in particolare Al Jazeera propone una spiegazione dettagliata, accompagnata da un’utile infografica sulle udienze dei vari paesi divise per giorni. Ecco i punti principali per capire il caso e le sue implicazioni.
- Le udienze sono cominciate al palazzo della pace dell’Aja, sede della Cig nei Paesi Bassi, lunedì 19 febbraio e finiranno lunedì 26 febbraio. Nel corso della settimana 52 paesi e tre organizzazioni internazionali (la Lega araba, l’Organizzazione della cooperazione islamica e l’Unione africana) presenteranno le loro argomentazioni a favore o contro le misure prese da Israele. Ogni intervento durerà circa trenta minuti. Non saranno presenti rappresentanti israeliani, Tel Aviv ha scelto di inviare una dichiarazione scritta.
- La Cig è composta da 15 giudici provenienti da diversi paesi, eletti dall’assemblea generale dell’Onu per un mandato di nove anni. Attualmente il presidente è il giudice libanese Nawaf Salam.
- Il parere della Cig arriverà tra alcuni mesi. Non sarà vincolante, ma secondo gli esperti potrebbe avere conseguenze importanti sul diritto internazionale, sul sostegno a Israele e sull’opinione pubblica.
- Il caso è legato a una risoluzione approvata il 31 dicembre 2022 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, che chiedeva alla Cig un “parere consultivo sulle conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche d’Israele nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”. Avevano votato a favore i paesi arabi, la Russia e la Cina, mentre Israele, gli Stati Uniti, la Germania e altri ventiquattro paesi si erano opposti. In cinquanta si erano astenuti. Questo caso quindi non ha niente a che vedere con l’offensiva militare che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza.
- È separato anche dal ricorso presentato alla Cig dal Sudafrica contro Israele per genocidio nella Striscia di Gaza. In questo secondo caso, ancora in corso, il 26 gennaio la Cig ha chiesto a Israele di fare tutto il possibile per “prevenire possibili atti genocidari” nella Striscia e di consentire l’accesso agli aiuti umanitari.
- Durante la guerra dei sei giorni del 1967 Israele ha conquistato la Cisgiordania e Gerusalemme Est, che erano sotto il controllo della Giordania, le alture del Golan, sottratte alla Siria, e la Striscia di Gaza e la penisola del Sinai, fino ad allora in mano all’Egitto. In seguito ha cominciato a occupare i 70mila chilometri quadrati di territori conquistati. L’occupazione è stata dichiarata illegale dalle Nazioni Unite. L’annessione di Gerusalemme Est, considerata dai palestinesi la capitale di un loro futuro stato, sede di importanti luoghi sacri e dove si sono insediati 200mila coloni israeliani, non è riconosciuta dalla comunità internazionale. In Cisgiordania Israele ha costruito 146 insediamenti, in gran parte illegali in base al diritto internazionale, dove vivono 500mila coloni.
- I giudici sono chiamati a esaminare le conseguenze di quello che la risoluzione dell’Onu ha descritto come “l’adozione da parte d’Israele di leggi e misure discriminatorie” e a chiarire le responsabilità dell’Onu e dei suoi stati membri di fronte a queste violazioni. Devono anche tenere in considerazione le misure “mirate a modificare la composizione demografica, il carattere e lo status della città santa di Gerusalemme”. La corte esprimerà il suo parere sulla base del diritto internazionale umanitario, dello statuto delle Nazioni Unite e di varie risoluzioni.
- Non è la prima volta che alla Cig viene chiesto di esprimere un parere sulle politiche israeliane. Nel 2004 la corte aveva stabilito che alcune parti della barriera di separazione costruita da Israele nei territori palestinesi occupati erano “contrarie al diritto internazionale” e aveva chiesto a Israele di demolirle. Tel Aviv ha ignorato la richiesta.
- Ad aprire le udienze sono stati i rappresentanti della Palestina. Il 19 febbraio Riyad al Maliki, ministro degli esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), ha affermato alla Cig che il popolo palestinese sta subendo un regime di “colonialismo e apartheid” sotto l’occupazione israeliana.
Questo testo è tratto dalla newsletter Mediorientale.
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