Il 29 maggio di un anno fa si è insediato in Nigeria il presidente Bola Tinubu, che ha sorpreso tutti annunciando una misura drastica, ma considerata necessaria per risollevare la disastrata prima economia del continente: eliminare i sussidi pubblici sul carburante, per cui lo stato spendeva il 2,2 per cento del suo pil. A questa sono seguite altre riforme economiche radicali, come quella di lasciar fluttuare liberamente la valuta locale, la naira, che da quel momento in poi ha perso notevolmente valore nei confronti del dollaro.
“Gli economisti approvano queste scelte”, scrive The Continent in un articolo che fa il punto di un anno di presidenza Tinubu. “Il Fondo monetario internazionale prevede che l’economia nigeriana crescerà del 3,3 per cento quest’anno, contro il 2,9 per cento del 2023”. Ma per i comuni cittadini è tutt’un altro discorso: la loro vita è notevolmente peggiorata, anche perché i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti del 38 per cento rispetto al 2023, visto che lo scarso potere d’acquisto della naira ha reso più onerose le importazioni di fertilizzanti e cereali. Secondo gli ultimi dati dell’Fmi il pil pro capite, pari a 2.202 dollari nel 2022, quest’anno si aggira sui 1.110 dollari.
Non è un caso se due grandi sindacati il 3 giugno hanno proclamato uno sciopero nazionale per chiedere al governo un aumento del salario minimo, di 30mila naira (18,5 euro). Lo sciopero ha causato un grande blackout e interruzioni delle attività degli aeroporti, degli ospedali e delle banche. Il giorno dopo governo e sindacati sono tornati al tavolo dei negoziati. Secondo le fonti locali al momento le trattative vertono intorno alla proposta di aumentarlo a centomila naira (61 euro).
In questa situazione di crisi diffusa c’è però un settore in controtendenza: si tratta dell’economia che gira intorno a Nollywood, le produzioni video nigeriane nate all’inizio degli anni novanta come attività artigianali e a basso costo, fatte poi circolare in vhs o in dvd. Oggi assistiamo a un salto di qualità, non solo dal punto di vista produttivo ma anche economico. In un articolo sulla rivista di approfondimento nigeriana The Republic, la regista e analista Assumpta Audu parla dei “cinque anni gloriosi di Nollywood”, un periodo di grandi progressi sotto vari aspetti.
Secondo un rapporto dell’autunno scorso pubblicato dalla Nigerian entertainment conference, l’industria dell’intrattenimento nigeriana (in cui si comprende anche la musica, con il successo internazionale degli artisti afrobeats) dovrebbe raggiungere i 14,82 miliardi di dollari di ricavi nel 2025, contro i 4 miliardi del 2013. Il solo settore cinematografico è passato dalla produzione e distribuzione di 1.800 film, per un valore di 5,1 miliardi di dollari nel 2013, agli attuali 2.500 film, per un valore di 6,4 miliardi di dollari, scrive il quotidiano Premium Times.
Tra i film e le serie più popolari, Assumpta Audu cita Blood sisters, un thriller poliziesco in quattro parti uscito su Netflix, e quelli della regista Funke Akindele, che compare tre volte nella classifica dei dieci film con i maggior incassi in Nigeria. I suoi A tribe called Judah, Battle on Buka street e Omo ghetto: the saga sono stati tutti dei blockbuster, con il primo che ha superato il miliardo di naira (615mila euro) di incassi. Ma il successo non si misura solo nei numeri: Audu parla di una nuova generazione di registe e registi, chiamata New wave, che tocca temi ed esplora immaginari diversi da quelli tradizionali.
Un altro modo in cui Nollywood fornisce opportunità ai giovani nigeriani è la formazione, racconta Audu. “Sono nate un gran numero di accademie creative fondate da veterani dell’industria che offrono corsi gratuiti in campo cinematografico e televisivo”. Tra queste ci sono la EbonyLife della produttrice Mo Abudu, nota per il film campione d’incassi Wedding party e per la collaborazione con Netflix. Anche Kunle Afolayan, attore, regista e produttore, ha fondato la Kap academy, che mira a formare trecentomila studenti in tre anni.
Il rapporto con lo streaming
Nollywood è stata anche un veicolo di innovazioni tecnologiche, che vanno dallo sviluppo delle attrezzature a quello dei siti per la compravendita di biglietti. Audu cita due piattaforme in particolare: Albantsho, che permette agli sceneggiatori meno affermati di raggiungere i produttori per proporre le loro sceneggiature; e Nollydata, un database simile a Imdb, ma attraverso il quale si possono anche contattare facilmente attori, troupe, scrittori e altri specialisti per scritturarli.
Diversamente da quanto è successo a Hollywood, dove l’arrivo delle grandi piattaforme di streaming ha creato parecchio scompiglio, in Nigeria la collaborazione con attori come Netflix, Disney, Canal+ o la sudafricana Multichoice è stata meno osteggiata, anche perché queste hanno portato investimenti e contribuito ad alzare il livello di film e serie tv.
Una parte di queste produzioni finanziate dai giganti dello streaming, osserva Audu, riguarda gli adattamenti di classici e best-seller. Per esempio, nel giugno 2020, Mo Abudu si è assicurata i diritti per portare sullo schermo, in esclusiva per Netflix, il fortunato libro di Lola Shoneyin Prudenti come serpenti (pubblicato in Italia da 66thand2nd) e l’opera teatrale del premio Nobel Wole Soyinka, Death and the king’s horseman.
C’è una sola parola per definire questi diversi successi, conclude la giornalista: stiamo assistendo a un “boom dell’intrattenimento” che, per come lo si voglia guardare, porterà la Nigeria a una “crescita”.
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