Quando ho sentito parlare per la prima volta della compagnia Flower Lantern, ho pensato subito che sarebbe potuta essere una bella storia: quella di attori in pensione di diversi teatri d’opera dello Yunnan che s’incontrano e si esibiscono su un piccolo palcoscenico sopra a un mercato delle verdure (proprio così), nel tentativo di mantenere in vita un’antica tradizione.
Come la più celebre Opera di Pechino, gli spettacoli dello Yunnan risalgono a oltre duecento anni fa. Il governo li ha dichiarati parte del Patrimonio culturale nazionale della Cina.
Nel corso dei miei quasi due anni in Cina, ho visto tanta cultura tradizionale rimpiazzata da eventi moderni dal sapore artificiale e falso – perlomeno a Shanghai, dove vivo. La prospettiva di vedere degli anziani che cercavano di tenere in vita delle antiche tradizioni mi appariva quindi intrigante.
Sono arrivato a Kunming, nota in Cina come la città della primavera, insieme a una stagista dell’Afp di Shanghai, Stella, che per prima mi aveva parlato della compagnia. Siamo arrivati qui dopo alcuni giorni passati tra le montagne tibetane dello Yunnan. Faceva un caldo quasi primaverile rispetto al freddo rigido delle montagne.
Abbiamo preso un taxi per il mercato delle verdure, dove si vende qualsiasi tipo di cibo usato nella speziata cucina dello Yunnan. Pensavo che sarebbero serviti pochi minuti per trovare il palcoscenico. Mi sbagliavo.
Un tesoro ben nascosto
Il mercato alimentare di Zhuanxin è, a quanto pare, il più grande nel suo genere a Kunming, e in vendita c’è un’enorme quantità di verdura, cibo, carni, pesce, spezie e snack. Uno dei fruttivendoli ci ha detto che l’opera era al terzo piano di un enorme edificio.
Siamo quindi saliti al terzo piano e, circondati dagli odori delle verdure, del pesce, della carne, del latte di soia appena fatto, abbiamo cominciato a fare un giro alla ricerca della misteriosa casa della cultura.
C’è voluta quasi mezz’ora per trovarla. Continuavamo a salire scale imbattendoci solo in ristoranti, negozi e casinò pieni di anziani che giocavano a majhong.
Alla fine, incastrate tra un venditore di cappelli e uno di salsicce, abbiamo trovato le scale che conducevano allo spettacolo.
Siamo entrati un una sala quasi vuota, con un telo fare da tetto, due tavoli dove un gruppo di anziani avventori stavano giocando a majhong e un palcoscenico vuoto in fondo.
Siamo andati dietro al palcoscenico e abbiamo visto il direttore, He Zhengcai, di 72 anni, chino su un foglio di carta mentre scriveva il copione per lo spettacolo di quel giorno.
He è stato molto amichevole, con una voce forte e una risata contagiosa. Dato il mio scarso cinese e il suo forte accento dello Yunnan, mi era impossibile comprendere quel che diceva. “La situazione peggiora ogni anno, abbiamo dovuto trasferire il nostro palcoscenico sette volte e ogni volta era sempre più piccolo”, ha spiegato a Stella.
Un pubblico in calo
La compagnia s’esibisce tutti i giorni, indossando abiti colorati e barbe false, intonando ad alta voce le melodie tramandate per oltre due secoli, con strumenti che producono suoni a bordone (drone music), creando sonorità che si mescolavano con quelle del mercato appena fuori.
Ma nonostante i loro sforzi, il pubblico diminuisce ogni anno.
“Oggi esistono così tanti tipi d’intrattenimento che i giovani non sono più interessati a quest’arte, e in generale il nostro pubblico è composto da anziani”, ci ha spiegato He.
Mentre ci parlava arrivavano gli attori che hanno cominciato subito a truccarsi, osservandosi in specchi arrugginiti mentre si dipingevano il volto. Come He, molti di loro hanno alle spalle decine d’anni d’attività teatrale. Mentre si preparavano, He glispiegava le parti che avrebbero dovuto interpretare nello spettacolo. Un uomo si occupava dei costumi.
Lo spettacolo si è aperto con della musica. Adoro il gong cinese e il suono metallico che produce dopo essere stato colpito.
Lo spettacolo è durato circa due ore. I due anziani avventori seduti ai due tavoli in fondo non hanno smesso di giocare a mahjong e di parlare per tutto il tempo dell’esibizione.
Qualche decina di persone erano sedute su delle panche improvvisate e osservavano lo spettacolo bevendo del tè. Un gruppetto di giovani sembrava essere lì con il mio stesso obiettivo: vedere qualcosa di diverso. Hanno scattato alcune foto con il loro smartphone e poi se ne sono andati. Quando mi sono seduto a terra di fronte al palco per fare alcuni primi piani, una delle anziane signore mi ha dato un pezzo di carta su cui sedermi affinché non mi sporcassi. Sembravano preoccuparsi più di me che dello spettacolo. Immagino si trattasse di clienti abituali che si recavano lì ogni giorno e per le quali rappresentavo una sorta di diversivo. La donna che vendeva i biglietti s’aggirava tra le panche versando acqua calda per il tè e sorridendomi.
Quanto agli attori, non erano disturbati dal fatto che io fossi dietro le quinte e tentassi d’infilarmi in mezzo a loro per scattare delle foto. Non che m’ignorassero: semplicemente continuavano a fare quel che stavano facendo, senza preoccuparsi di me.
“Ormai se ne sono andati tutti”
Poco prima una di loro, la fondatrice del gruppo Gao Qinying, di 75 anni, ci ha spiegato di essere preoccupata per il futuro.
“Non credo che la compagnia possa sopravvivere un altro anno”, ci ha detto, spiegando che il governo dovrebbe dare loro maggiore sostegno, dal momento che il pubblico li sta letteralmente abbandonando.
“C’erano cinque vecchi amici che venivano qui insieme. Si sedevano ogni giorno nello stesso posto”, spiega, indicando alcune sedie in fondo alla sala.
“Ormai se ne sono andati tutti”.
Alla fine dello spettacolo, gli attori si sono velocemente rivestiti, rimettendo i loro abiti normali. He ha lavato via il suo trucco con un panno, ha salutato i suoi compagni e s’è affrettato a tornare a casa. L’indomani sarebbe ritornato.
Stella e io, invece, abbiamo sceso le scale rituffandoci nel frastuono dell’animato mercato.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul blog Correspondent dell’Agence France-Presse. Nel blog, giornalisti e fotoreporter raccontano il loro lavoro.
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