Quando nel 2015 Pechino si aggiudicò le Olimpiadi invernali in corso in questi giorni, Eileen Gu, campionessa di sci acrobatico nata a San Francisco da madre cinese, aveva undici anni e da due si allenava con un obiettivo chiaro: partecipare ai giochi del 2022. Cresciuta in California mantenendo però un legame forte con il paese della madre e della nonna, dice di sentirsi “statunitense quando sono in America e cinese quando sono in Cina”. In linea con la sua doppia identità, nell’estate del 2019, dopo essere arrivata prima nella gara di coppa del mondo di freestyle a Seiser Alm, dove rappresentava gli Stati Uniti, ha annunciato che avrebbe partecipato a Pechino 2022 sotto la bandiera cinese.

Da allora Eileen Gu, che oltre a sciare fa la modella, suona il piano e a settembre andrà a studiare a Stanford, è diventata un idolo in Cina. Ancora di più dopo che l’8 febbraio ha vinto la prima delle tre medaglie d’oro che potrebbe procurare a un paese, la Cina, che negli sport invernali è ancora debole. Una fuoriclasse che, come scrive James Palmer su Foreign Policy, è “l’emblema di un mondo che sta sparendo: lo spazio condiviso dall’élite cinese e americana”. La madre, figlia di un funzionario del governo, dopo il perfezionamento post-laurea negli Stati Uniti ha lavorato in una banca d’investimento americana per poi darsi al venture capitalism negli Stati Uniti e in Cina. Gu ha potuto godere del potere dei soldi in entrambi i paesi, frequentando scuole private molto costose in America e corsi di matematica in Cina.

Stili di vita
“Una volta il privilegio di vivere tra San Francisco e Shanghai o tra New York e Pechino era comune tra certe categorie sociali in cui rientravano non solo i rampolli dei leader del Partito comunista (la figlia di Xi Jinping ha studiato a Harvard) ma anche quelli dell’alta borghesia pechinese, che si è arricchita grazie al boom del settore immobiliare e ha mandato i figli a studiare nei licei statunitensi. La cosiddetta élite sinoamericana rappresentava solo una piccola percentuale della popolazione cinese, ma una piccola percentuale di 1,3 miliardi di persone è comunque tanta gente. Uno stile di vita che si basava sulla possibilità di muoversi liberamente tra i due paesi, godendo delle libertà garantite dal primo e dei privilegi forniti dall’altro e della possibilità di trasferire anche somme di denaro, e che distingueva questa categoria privilegiata dagli immigrati più poveri”.

Negli ultimi anni questa facilità di movimento è diminuita drasticamente, prima per gli ostacoli creati durante l’amministrazione Trump, poi per la pandemia. I rapporti tra Stati Uniti e Cina non sono migliorati con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca e la scelta di Eileen Gu di rappresentare Pechino ha chiaramente mandato in solluchero la propaganda cinese.

“La vicenda di Gu è il paradigma delle relazioni tra America e Cina e potrebbe offrire dei suggerimenti agli Stati Uniti su come correggere la loro visione della Cina e coesistere con la Cina in un momento in cui le relazioni bilaterali sono ai minimi storici”, scriveva il Global Times nei giorni scorsi, dopo la prima medaglia d’oro. “L’America non sopporta la crescita cinese, ha cercato in tutti i modi di bloccarla e dubita delle intenzioni di Pechino. Ma nonostante il contenimento statunitense, la Cina è riuscita ad affermarsi sulla scena mondiale, e a farlo in modo pacifico”.

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