In materia di tecnologie digitali raramente si è vista una tale fibrillazione. In poche settimane l’idea di un’applicazione in grado di memorizzare le interazioni dei malati di covid-19 per identificare chi rischia di essere stato contagiato è passata dall’astrazione delle riviste scientifiche al discorso di un presidente della repubblica.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha spiegato il 13 aprile che la Francia sta studiando il possibile uso di un’applicazione di questo tipo – chiamata in Francia StopCovid – nel quadro di una riapertura del paese che potrebbe cominciare l’11 maggio. In alcuni paesi strumenti simili sono già in uso o in corso di sperimentazione. Ma ci sono enormi problemi tecnologici e organizzativi da risolvere.
La tecnologia bluetooth, su cui si basa la maggior parte delle app di tracciamento dei contatti come quella che la Francia sta valutando, non è stata concepita per misurare le distanze. La possibilità che possa raggiungere il livello di precisione necessario per rendere efficaci queste app è la prima grande incognita. Ma, nonostante le difficoltà e la mancanza di prove scientifiche, alcuni esperti sono ottimisti.
In Francia l’équipe diretta dall’Istituto nazionale di ricerca in informatica e automazione (Inria) sta facendo dei test. Durante un’audizione davanti alla commissione legislativa del senato, che si è svolta in videoconferenza il 14 aprile, il sottosegretario per il settore digitale Cédric O si è detto “ottimista ma non ancora sicuro al cento per cento” che i test porteranno ai risultati sperati. I ricercatori devono infatti prendere in considerazione i diversi modelli di smartphone, con potenze di trasmissione del segnale bluetooth molto diverse, ma anche le innumerevoli situazioni della vita quotidiana, che possono modificare il modo in cui si diffondono le onde bluetooth (quando il telefono è in uno zaino, in una tasca, in un ambiente densamente popolato o meno, dietro una parete e così via).
Senza test affidabili e senza la loro integrazione in una politica sanitaria, un’applicazione di tracciamento dei contatti non potrebbe funzionare
Due pesi massimi del settore, Apple e Google, sono entrati nella competizione annunciando il 10 aprile che stanno lavorando insieme a un sistema che permetta il rilevamento dei contatti a breve distanza. Il 14 aprile due responsabili del progetto hanno ammesso che la tecnica non sarà mai precisa al cento per cento, ma che l’intensità delle onde bluetooth misurabili dagli smartphone è adeguata alla distanza necessaria dal punto di vista sanitario.
In questo contesto l’obiettivo degli sviluppatori di StopCovid sarà calibrare l’applicazione con una precisione sufficiente a evitare dei “falsi negativi”, cioè persone che il sistema non identifica come a rischio mentre in realtà lo sono. È probabile quindi che il sistema, per compensare, tenda a privilegiare i “falsi positivi”, cioè a sopravvalutare il rischio in modo che una persona non passi attraverso “le maglie della rete”. Questo significa però che serviranno altri strumenti, come i test diagnostici, per scacciare i dubbi.
Senza test affidabili e senza la loro integrazione in una politica sanitaria più generale, un’applicazione di tracciamento dei contatti non potrebbe funzionare. Il problema è che finora la Francia, anche se le autorità ci stanno lavorando, non ha la possibilità di fare test di massa sulla popolazione. Il 13 aprile Macron ha fatto capire che solo le persone che presentano dei sintomi di covid-19 saranno sottoposte al test, ma il funzionamento dell’applicazione presuppone proprio che le persone contagiose ma asintomatiche possano essere isolate e controllate.
Un software non basta
Una semplice applicazione non può rendere conto dell’estensione di una pandemia. Dev’essere affiancata dal tracciamento tradizionale, uno strumento fondamentale usato da anni per combattere le epidemie e che consiste nel sottoporre a un interrogatorio le persone malate. Gli esempi della Corea del Sud o di Singapore sono spesso citati come prova che il tracciamento digitale produce dei risultati, ma questi sforzi sono stati accompagnati da un sistema di controllo tradizionale su vasta scala.
“Se mi chiede se un sistema di tracciamento dei contatti attraverso bluetooth sia in grado di sostituire il sistema di controllo tradizionale, le rispondo con sicurezza di no”, ha detto di recente Jason Bay, che ha coordinato lo sviluppo dell’app per il tracciamento dei contatti usata a Singapore. Lo strumento digitale “deve in realtà essere integrato in un sistema più ampio. Per fermare l’epidemia non basta usare un’applicazione sul telefono. È necessario far intervenire del personale per condurre un lavoro d’indagine sul campo”, ricordava di recente l’epidemiologo dell’istituto Pasteur Simon Cauchemez davanti ai deputati della commissione legislativa.
Un’applicazione per il tracciamento dei contatti potrebbe funzionare bene solo a condizione che sia adottata da una parte consistente della popolazione. Secondo i modelli di previsione realizzati dai ricercatori di Oxford, l’app dovrebbe essere scaricata e usata almeno dal 60 per cento della popolazione. Un numero enorme. Facebook per esempio, il social network più popolare del mondo, ha meno di 30 milioni di utenti attivi in Francia, su una popolazione di 67 milioni (e non tutti usano l’applicazione sul loro telefono).
Tuttavia il governo potrebbe accontentarsi di una percentuale più bassa: “Ogni persona in più che si riesce ad avvertire ci fa guadagnare tempo nella catena di trasmissione”, ha spiegato Cédric O al senato. Oggi si calcola che un po’ meno di otto francesi su dieci hanno un telefono in grado di individuare tramite il bluetooth altri dispositivi nelle vicinanze. Come fare per evitare che più del 20 per cento della popolazione sia esclusa d’ufficio da un eventuale sistema di tracciamento? Per ora non è stata trovata una soluzione.
Compatibilità necessaria
Ci sono già cinque o sei applicazioni in uso in diversi paesi del mondo. Ma per essere efficace il tracciamento dei contatti non deve fermarsi alle frontiere. In altre parole gli abitanti di Kehl, la città tedesca di fronte a Strasburgo, al di là del Reno, che potrebbero essere contagiati da un abitante di Strasburgo positivo al covid-19, devono poter essere avvertiti sulla loro applicazione dal sistema francese.
Alcuni progetti, come quello su cui si basa la Francia per la sua app, possono essere compatibili con quelli di altri paesi. La Commissione europea ha già sollevato il problema e, in mancanza di una soluzione europea unica, ha chiesto che le diverse iniziative nazionali siano “interoperative”. È anche un modo per garantire che sia rispettata la normativa comunitaria sui dati personali.
Un sistema usato da decine di milioni di individui che tratta dati sensibili come la cronologia dei contatti o in alcuni casi i dati clinici, deve avere un alto livello di sicurezza. In Germania il Chaos computer club, un’associazione di informatici che da trent’anni fa da consulente per il governo federale sulle questioni di privacy, ha individuato dei criteri molto restrittivi per controllare l’epidemia attraverso il tracciamento senza creare un disastro in materia di privacy. Per ora non è detto che l’obiettivo sia raggiungibile.
Il crittografo Serge Vaudenay, docente al Politecnico federale di Losanna, ha già individuato dei problemi di sicurezza in uno dei protocolli dell’applicazione allo studio in Francia. Secondo Vaudenay dei malintenzionati potrebbero inviare un allarme dall’applicazione di una persona anche se questa in realtà non è entrata in contatto con un malato. Lo scienziato ritiene che l’identità degli utenti infetti possa essere ricostruita dalle persone con le quali sono stati in contatto. Per Vaudenay gli hacker potrebbero anche recuperare l’identificativo emesso dal telefono di una determinata persona per sapere se è risultata positiva al covid-19, un’informazione che dovrebbe essere protetta. Inoltre il semplice fatto di usare il bluetooth, “che funziona come un faro che invia segnali in continuazione”, è una vulnerabilità.
“Nell’architettura attuale del sistema ci sono dei punti deboli. Forse questi problemi potranno essere superati. Il fatto è che per avere un’applicazione il più rapidamente possibile è stato necessario fare delle scelte pragmatiche”, conclude Vaudenay.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
Questo articolo è uscito sul quotidiano francese Le Monde. È stato pubblicato sul numero 1355 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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