Il treno lascia la stazione di Tokyo. Siamo diretti a Nagoya e un gruppo di fan è venuto a salutarci, sventolando le copertine autografate dei nostri album. Qui hanno l’abitudine di darci dei regali, quasi sempre caramelle fluorescenti e salatini croccanti pieni di glutammato. Basta assaggiarne uno per sentire un’ondata di psicosi chimica nelle vene. Gnam! Gnam! Giù un altro! Aiuto! Ne voglio ancora! E non mi piacciono neanche!
Prendo in mano il bellissimo gioco di carte che mi ha regalato Maiko, una fan superaffezionata. Toko-awase è come un domino con le figure ed è “il miglior modo per conoscere la cucina di pesce giapponese”. Sulle carte si leggono descrizioni come: “La carne rosa dell’isaki è moderatamente grassa con un gusto intenso”; “in inverno lo hobo ha il più alto contenuto di grassi e la sua carne ha un color bianco latte e un sapore forte”.
Stiamo viaggiando silenziosamente a 320 chilometri orari quando io e Paul, il nostro batterista, ordiniamo un bento, la tipica scatola del pranzo giapponese. In questo paese mangiare è un’avventura. Anche se ci sono delle foto che accompagnano le scritte incomprensibili, spesso non ho idea di cosa sia. Paul è nervoso: “Sono terrorizzato di mettere in bocca qualcosa che dovrò sputare”.
Io me la cavo meglio. L’unica cosa che ho sputato qui è stata un’attinia di mare cruda, giallastra e simile al moccio. È stata una reazione involontaria. I muscoli della gola hanno compiuto una strana e rapida contrazione e senza il mio permesso hanno espulso l’attinia con un colpo di tosse. Il tutto è avvenuto con sufficiente rapidità da permettere ai miei amici giapponesi di far finta di niente e di continuare il pasto indisturbati, con i loro sorrisi imperturbabili.
La scatola nera è divisa in compartimenti separati. Il contenuto – almeno credo - è il seguente: vongole macerate nello zenzero; frutta o verdura non identificate in salamoia piccante; polpetta di pollo semispappolata; tubero imprecisato di forma cilindrica; funghi shiitake; frittata a forma di fiocco; pelle di pesce croccante; salsiccia di granchio leggermente gommosa; qualcosa di indefinibile, forse interiora fermentate; riso; prugna salata. Per accompagnare tutti questi sapori affascinanti sorseggio del tè verde di Shizuoka.
Il treno entra nella stazione di Nagoya. Un gruppo di fan sventola in segno di benvenuto le copertine non ancora autografate e le caramelle fluorescenti.
Internazionale, numero 633, 16 marzo 2006
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