Oltre ad aver scatenato l’indignazione tra le alte cariche dello stato, il viaggio dei quattro parlamentari francesi a Damasco è il segno evidente di una volontà sempre più diffusa di riavvicinarsi al regime di Bashar al Assad. Il dibattito non è limitato alla Francia, ma cresce anche negli Stati Uniti e nel resto dell’Europa, e in questo momento l’ultima cosa da fare sarebbe quella di sottovalutare chi sostiene questa svolta.
Nessun diplomatico, giornalista, parlamentare o uomo dei servizi ha la minima simpatia per questo regime o vorrebbe sminuire la ferocia dei crimini commessi da Damasco. Il loro ragionamento è semplice: tra i due mali è meglio scegliere il minore. In questo senso Bashar al Assad è meno pericoloso per la stabilità del Medio Oriente e del mondo dei sanguinari dello Stato islamico e delle brigate jihadiste che si stanno affermando fino in Repubblica Centrafricana. Dunque è meglio appoggiarsi su Damasco per sconfiggere i terroristi.
Sembra un ragionamento cinico, ma incontestabile. La realtà dei fatti, però, è più complicata. Il regime di Assad controlla solo una parte del territorio siriano e solo perché ha usato la tortura e i massacri contro la sua stessa popolazione e l’aiuto dell’Iran. Senza i Guardiani della rivoluzione (l’esercito d’élite del regime iraniano) e le truppe di Hezbollah (la potente organizzazione politico-militare libanese costituita, armata e finanziata da Teheran) Assad sarebbe spacciato. La Siria, paese a maggioranza sunnita, ma governato da una famiglia legata agli sciiti alauiti, è diventata il principale teatro dello scontro tra le due grandi correnti dell’islam, il sunnismo delle monarchie petrolifere e lo sciismo guidato dall’Iran. In questo senso avvicinarsi ad Assad equivarrebbe a scegliere l’Iran e prendere le parti degli sciiti.
L’occidente potrebbe essere tentato di farlo, anche perché i terroristi dello Stato islamico sono sunniti. Ma non bisogna dimenticare che i jihadisti hanno fatto proseliti in Siria e Iraq proprio perché la maggioranza sunnita della popolazione siriana ha perso la fiducia nelle democrazie occidentali e la minoranza sunnita degli iracheni non vede altra opzione per reagire all’emarginazione imposta dalla maggioranza sciita.
Schierandosi dalla parte di Assad, dell’Iran e degli sciiti, l’occidente gonfierebbe inevitabilmente i ranghi dello Stato islamico e infiammerebbe ulteriormente un conflitto tra i regimi sunniti da una parte e l’Iran dall’altra, un conflitto che si allargherebbe a tutti i paesi della regione, Turchia compresa.
Per questo un’alleanza con Assad sarebbe inutile e soprattutto pericolosa. L’unica cosa sensata da fare è continuare a cercare un compromesso tra sciiti e sunniti siriani (senza Assad), insistendo con gli attacchi militari che hanno già cominciato a indebolire lo Stato islamico.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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