All’estero si parla unicamente di Boko haram, perché vista da fuori la Nigeria è solo la patria di questa setta folle e il teatro di massacri di villaggi interi e rapimenti di adolescenti offerte in sposa ai combattenti. Da lontano il paese si riduce a questa allucinante barbarie e all’impotenza di uno stato incapace di combattere il terrorismo. Ma la verità è che la Nigeria non è soltanto Boko haram.

Paese più popoloso d’Africa (con circa 180 milioni di abitanti), l’anno scorso la Nigeria è diventata, soprattutto grazie al petrolio, lo stato più ricco del continente, scalzando il Sudafrica. Ora questo paese ha dato a tutta l’Africa una lezione di democrazia.

Anche i nigeriani stentano a crederci. Non soltanto le elezioni presidenziali che si sono appena concluse sono state corrette e affidabili, non soltanto il vincitore Muhammadu Buhari era al suo terzo tentativo di ottenere il potere attraverso le urne, ma lo sconfitto, il presidente Goodluck Jonathan, si è complimentato con il suo avversario dichiarando che “nessuna ambizione personale vale il sangue di un nigeriano”.

Ancora non ci sono garanzie, perché l’antagonismo tra il ricco sud cristiano e il povero nord musulmano è talmente radicato da non poter escludere un’improvvisa esplosione di violenza. Inoltre il nuovo presidente, un generale in pensione, ha un passato come dittatore che ci impedisce di prendere per oro colato la sua conversione alla democrazia. Dalla corruzione a Boko haram passando per la rivalità tra le due anime del paese, la Nigeria dovrà affrontare anni difficili.

Nonostante questi problemi e questa situazione preoccupante, però, non possiamo negare che la Nigeria stia vivendo un momento cruciale nella storia dell’Africa postcoloniale, una svolta che bisogna accogliere con entusiasmo.

È un bel momento perché quello che succede in Nigeria contrasta con altri paesi del continente guidati da presidenti incollati alle poltrone. È un bel momento perché arriva in un periodo in cui l’Africa comincia, sul modello dell’Unione europea, a pensare al suo futuro economico e di sicurezza nel quadro dell’Unione africana e dei suoi sforzi per il progresso collettivo. È un bel momento perché scavando questo solco democratico la Nigeria potrebbe diventare un esempio per un continente di cui è ormai all’avanguardia. In sintesi, questo è un bel momento per la Nigeria e per il resto del continente, tanto più se pensiamo che il nuovo presidente è un uomo integro che non si è mai arricchito personalmente durante gli anni della dittatura e soprattutto che intende attaccare Boko haram, l’organizzazione di barbari che osa brandire il Corano per giustificare i suoi crimini atroci.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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