Re Salman dell’Arabia Saudita è in visita a Mosca, dove compra armi russe, firma contratti in serie e cerca il modo di regolare, insieme a Vladimir Putin, il prezzo del petrolio. Il viaggio di Salman dice molto sullo stato del mondo.

Comunista e atea, la Russia è stata a lungo per Riyadh la succursale terrestre dell’inferno. La caduta del muro di Berlino non aveva cambiato le cose, anche perché i legami tra americani e sauditi erano profondi.

Ma poi l’America di Bush decise di rovesciare Saddam Hussein in Iraq, affidando il comando del paese alla maggioranza sciita, la stessa corrente islamica degli iraniani, nemici giurati dei sauditi. Nonostante l’opposizione di Riyadh, Barack Obama ha realizzato il compromesso sul nucleare che ha permesso all’Iran di sfuggire alla morsa delle sanzioni internazionali che asfissiavano la sua economia. Con la loro astensione dal conflitto siriano, gli Stati Uniti hanno inoltre riaperto le porte del Medio Oriente alla Russia, e così, malgrado il corteggiamento di Donald Trump nei confronti di Riyadh, i sauditi hanno deciso di trattare con Mosca.

Gli interessi oltre il petrolio
La situazione regionale li spingeva in questa direzione, a cominciare dal petrolio, principale risorsa di russi e sauditi che, in una fase di difficoltà economica, condividono l’interesse a controllare i prezzi al barile. Lo avevano già fatto nel dicembre 2016, trovando un accordo che prevedeva un taglio della produzione (dunque dell’offerta) da parte dei paesi esportatori. Oggi Putin cerca di prolungare l’accordo, che dovrebbe scadere l’anno prossimo. È per questo che ha già ricevuto il presidente venezuelano e adesso ospita il re Salman. Ma contrariamente a quanto credono i complottisti, al mondo non c’è solo il petrolio.

Sulla scena mediorientale, russi e sauditi sono in contrasto, perché Mosca è alleata dell’Iran e del regime siriano, due nemici dell’Arabia Saudita. Riyadh e Mosca non fanno fronte comune nella regione, ma il referendum per l’indipendenza dei curdi iracheni cambierà molte cose in Medio Oriente.

Gli stati della regione stanno rapidamente scoprendo che al di là delle loro rivalità e dello scontro tra sciiti e sunniti, devono trovare il modo di coesistere per impedire un cambiamento dei loro confini nazionali. Ci sono cittadini curdi in quattro di questi paesi, sunniti nell’Iraq a maggioranza sciita e sciiti in Arabia Saudita, dove sono concentrati nelle regioni più ricche di petrolio.

La ragion di stato rende inevitabile un’alleanza tra le potenze mediorientali, e così, in Russia, il sovrano saudita si trova a trattare con un alleato dell’Iran.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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