In Francia era successo tra la quarta e la quinta repubblica, alla fine degli anni cinquanta. Contrariamente ai presidenti della quinta repubblica francese, il capo dello stato italiano non dispone di poteri quasi illimitati, ma ha comunque il compito di nominare la persona incaricata di formare un governo e – su proposta del presidente del consiglio scelto – di scegliere i nomi dei ministri da presentare alle camere per averne la fiducia.
Come già accaduto in passato, domenica 27 maggio il presidente della repubblica italiana ha posto il veto su un nome.
Sergio Mattarella non ha accettato che un avversario dichiarato della permamenza dell’Italia all’eurozona, Paolo Savona, diventasse il prossimo ministro delle finanze. Giuseppe Conte, l’uomo che avrebbe dovuto diventare il prossimo presidente del consiglio, ne ha immediatamente preso atto rinunciando alla possibilità di formare un governo. A questo punto è molto probabile che l’Italia vada incontro a nuove elezioni. Dato che difficilmente si potrà votare prima della fine di settembre, la terza economia dell’Unione resterà senza una guida per diversi mesi.
Per i leader della Lega e del Movimento 5 stelle, i due partiti che avevano trovato un accordo per governare insieme, il colpevole è il capo dello stato, che avrebbe agito spinto dalle pressioni della Francia, della Germania e del mondo della finanza. “L’Italia non è una colonia, non siamo schiavi dei tedeschi o dei francesi, dello spread o della finanza”, ha attaccato Matteo Salvini, capo della Lega. Lo spread è lo scarto tra il tasso d’interesse sui titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi, aumentato vertiginosamente dopo l’annuncio della nascita di una coalizione tra l’estrema destra della Lega e il Movimento 5 stelle, il cui giovane capo, Luigi Di Maio, ha usato toni simili a quelli di Salvini.
Già entrati in campagna elettorale, Lega e cinquestelle si presenteranno come difensori del popolo contro le banche e l’Unione europea, ma la situazione è profondamente diversa. La Francia e la Commissione europea avevano teso la mano al presidente del consiglio designato. Sui mercati non c’era stato nessun panico. Non esiste alcun complotto contro la coalizione. La verità è che il capo dello stato italiano è il garante degli interessi del paese e degli impegni internazionali, dunque non poteva accettare come ministro delle finanze un sostenitore dell’uscita dall’euro quando il programma di governo non la prevedeva e la conversione del debito italiano nella nuova lira metterebbe l’Italia in uno stato di fallimento.
Mattarella si è semplicemente assunto le sue responsabilità costituzionali, mentre la Lega ha provato a forzare la mano nella speranza di guadagnare voti alle prossime elezioni. Il problema è che il calcolo dell’estrema destra potrebbe rivelarsi corretto.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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