La dispersione scolastica in Italia è impressionante: nel 2018 il 14,5 per cento delle ragazze e dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni aveva interrotto gli studi prima di prendersi un diploma o una qualifica. È un dato molto alto rispetto alla media europea. Se analizzato, mostra alcune carenze strutturali della scuola italiana: in provincia di Caltanissetta, per fare un esempio, si arriva al 27,1 per cento.
Quattro mesi di scuole chiuse hanno fatto seriamente aumentare il rischio che questo dato l’anno prossimo cresca in maniera considerevole.
Una necessità impellente sarebbe lavorare sul recupero. Nonostante si sia deciso di limitare le bocciature a casi estremi – “Lo studente non sarà ammesso alla classe successiva e cioè se non ha frequentato le lezioni nella prima parte dell’anno e dunque non è valutabile oppure se ha ricevuto provvedimenti disciplinari gravi”, ha dichiarato la ministra Azzolina all’inizio di giugno – e nonostante per ragionare su questo tema occorra conoscere i dati dei debiti e delle bocciature che in genere sono disponibili alla metà di luglio, siamo tutti coscienti che alla riapertura delle scuole a settembre avremo un’estesa platea di studenti con carenze, anche molto gravi, rispetto alla classe frequentata.
Una richiesta gigantesca
Occorre tenere in considerazione anche il fatto che quest’anno i corsi di recupero a scuola non sono stati attivati. Ma anche quando lo sono, questi corsi di recupero sono finanziati davvero poco. Si articolano in pochissime ore tenute durante il periodo estivo, e ogni scuola decide per quali materie attivarle, spesso lasciando senza risposta molte richieste. Quanti ragazzi e ragazze riescono a recuperare lacune e insufficienze accumulate, grazie a interventi così limitati? Quasi nessuno.
Eppure di aiuto per recuperare c’è una richiesta gigantesca. Prova ne sia il fatto che il mercato delle ripetizioni private in Italia muove un fatturato di circa un miliardo di euro: in media uno studente delle superiori spende più di 1.500 euro all’anno. Tutto, o quasi tutto, chiaramente, in nero.
La domanda che ci si può porre è quindi: è possibile riportare dentro la scuola almeno una parte di quest’attività di recupero gestita in modo privato? È possibile immaginare uno stato che fornisca ripetizioni pubbliche, chiamiamole così?
Tante famiglie non avranno i soldi che avevano pensato di destinare a costose ripetizioni private
Aggiungiamo un altro paio di informazioni. I corsi di recupero estivi nelle scuole sono svolti nella maggior parte dei casi da docenti precari, in genere esterni all’organico dell’istituto e impiegati magari solo per questo. La ragione è semplice: chi ha voglia di fare scuola a luglio o ad agosto? Chi ha voglia di fare corsi di recupero pagati 40, 28 o 14 euro all’ora, a seconda dei contratti proposti dalla scuola? La maggior parte dei docenti che dà ripetizioni private non fa corsi di recupero scolastico perché sa di poter guadagnare di più e in modo più continuativo e più comodo attraverso appunto le ripetizioni.
L’altro dato da tenere presente è che in quasi tutte le scuole si possono seguire attività di ogni tipo: sport, fotografia, teatro, lingue. Sono quasi sempre a pagamento, e sono tenute da associazioni esterne. Corsi di ogni disciplina possibile tranne quelle studiate la mattina e su cui c’è spesso bisogno di un sostegno.
Ora, visto che dopo il confinamento siamo in una fase di riflessione sulle opportunità di una scuola che non sarà come prima, una proposta possibile sarebbe che le scuole cominciassero a fornire una quantità consistente di corsi di recupero, finanziati dallo stato (oggi lo sono molto poco, come si è detto; con il ministro Giuseppe Fioroni si è arrivati a un massimo di duecento milioni all’anno), ma anche dalle famiglie stesse in relazione alla loro condizione economica, e con prezzi popolari e calmierati.
Una lezione dentro la scuola potrebbe costare da zero a 15 euro, un prezzo assolutamente concorrenziale ed equo rispetto alle ripetizioni private. Questo consentirebbe: 1) di dare lavoro a molti insegnanti di seconda e terza fascia, che non fanno parte in modo stabile del personale scolastico; 2) di lavorare sulla didattica personalizzata; 3) di monitorare e qualificare il lavoro di recupero scolastico; 4) soprattutto di contrastare le disuguaglianze educative.
A settembre, la crisi economica costringerà tante famiglie a rinunciare a costose ripetizioni private. Avere a disposizione delle ripetizioni pubbliche, gratuite o molto economiche, riuscirebbe a venire incontro a quest’esigenza.
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