Mio figlio ha preso i pidocchi e mi chiedo quando mi passerà questo senso di prurito che ho in tutto il corpo. –Laura
La prima volta che una madre mi ha scritto sui pidocchi, un paio d’anni fa, le ho risposto scherzando. Che ne potevo sapere? Nonostante avessero girato in tutte le classi frequentate dai miei figli, noi ci eravamo sempre salvati. “È che certi bambini non se li prendono”, mi ha detto una mamma davanti a scuola.
“È che i tuoi figli li lavi”, mi ha spiegato mia madre, con quel sano snobismo che caratterizza la mia famiglia da generazioni. Ovviamente poi il karma mi ha punito e io ho reagito malissimo: solitudine, disperazione, ma soprattutto l’idea che non ne sarei uscito più. Perché quando hai tre teste piene di insetti, il primo istinto è rasarle a zero e buttare nell’inceneritore tutta la biancheria di casa. E invece bisogna armarsi di santa pazienza e oliare, insaponare, passare al setaccio, pettinare, insomma: spidocchiare i tuoi figli.
Per giorni non pensi ad altro: se tua figlia viene a dirti che la sua stanza sta andando a fuoco, tu annuisci in modo assente mentre le scruti il cuoio capelluto in cerca di uova. Poi però pian piano i pidocchi passano, e il panico anche. In qualche modo se ne esce. Ma il trauma resta: l’altro giorno guardavo un primo piano di mio figlio sul computer quando un puntino nero mi ha fatto saltare sulla sedia. Era un granello di polvere sullo schermo.
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