Nel mio paese facciamo i buchi alle orecchie alle neonate e qui devo spiegarlo a tutti: possibile che in Italia provochi tanta curiosità?–Dolores
Paese che vai, usanze che trovi: nel tuo fate i buchi alle orecchie alle bambine, nel nostro riempiamo i genitori di domande sui figli. Per non essere stritolati dall’invadente curiosità italiana gli stranieri devono elaborare una strategia. Christina, statunitense, ha adottato sua figlia e deve rispondere a domande tipo: “La vera mamma la conoscete?”. Il suo metodo è corretto ma faticoso: educare gli altri. “La vera mamma sono io, tu intendi la ‘madre biologica’”.
Catherine, madre marsigliese di una bimba di tre anni, è bersagliata da: “A quando il secondo?”. Lei risolve con l’ironia: “Non appena mi libero di mio marito e me ne trovo un altro”. Noah, israeliana da poco sposata con un italiano, dal giorno dopo le nozze si sente ripetere: “E ora farete un figlio?”. Lei la trova una domanda maleducata e violenta, e così gela l’interlocutore dicendo: “Non posso averne. Mi hanno asportato l’utero”.
E infine Tina, olandese, madre single di due bambine, risponde alla domanda “Ma tuo marito dov’è?” con la sua strategia del biscotto del ristorante cinese: “Ho in testa risposte standard preconfezionate, tipo: ‘Io divorziata mio marito abita altro paese’”.
Tutte tecniche interessanti, ma per me la vera soluzione è diventare italiana: smettila di rispondere e comincia a fare domande anche tu.
Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 a pagina 12 di Internazionale, con il titolo “Domande indiscrete”. Compra questo numero | Abbonati
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