Come spiego alle amiche mamme che la teoria del gender non esiste?–Lulù

Se fossi Dan Brown scriverei una trilogia fantastorica sulla potente loggia del gender, perché gli elementi ci sono tutti. Farei risalire la nascita del complotto che da oltre un millennio cerca di trasformare le donne in uomini e viceversa alla papessa Giovanna, la scaltra travestita che riuscì a salire al soglio pontificio nell’855 facendosi passare per uomo. Scaltra, ma distratta: rimasta incinta, Giovanna fu scoperta e lapidata. La sua dottrina fu segretamente coltivata dagli adepti fino a raggiungere Leonardo da Vinci, genio toscano dedito al crossdressing sotto il nome di Monna Lisa.

Al contrario di quanto si pensa, non fu lui a portare il suo famoso autoritratto gender a Parigi, ma il colonnello napoleonico Bernard de Jarjayes, prozio del comandante Oscar François de Jarjayes, più noto come lady Oscar. Niente di meglio che un cartone giapponese su una nobildonna che si traveste da soldato per traviare i ragazzini. Oscar morì sotto i colpi della rivoluzione e nel novecento il testimone fu raccolto da Amanda Lear che, celando la sua natura maschile, fece innamorare tutti gli italiani, rendendoli omosessuali a loro insaputa.

Oggi l’untore della teoria gender è la lobby gay, un mostro a quattro teste e ali da pterodattilo che aleggia sulle scuole convincendo i bambini a cambiare sesso. Ma il finale della trilogia lo lascerei aperto, in attesa dell’ennesimo complotto che c’intrattenga nei secoli a venire.

Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2015 a pagina 12 di Internazionale, con il titolo “La trilogia del gender”. Compra questo numero | Abbonati

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