Marco Rossari, Le cento vite di Nemesio
Edizioni e/o, 500 pagine, 18 euro

Il novecento era il secolo breve (Eric Hobsbawm) o quello lungo (Giovanni Arrighi)? Per Nemo il novecento era soprattutto suo padre Nemesio, nato nel 1899 e in procinto di spirare a cent’anni quando questo romanzo ha inizio. Nemo, “nato da uno sperma vecchio” (il padre aveva settant’anni), si sente una nullità (nemo vuol dire “nessuno” in latino). Vive all’ombra della figura paterna, uno stravagante pittore modernista e comunista, un Picasso milanese.

Nemesio ha vissuto la prima guerra mondiale, il fascismo, il nazismo, ha combattuto da partigiano, ha servito gli ideali sovietici nella guerra fredda. Negli anni cinquanta comincia ad avere grande successo. “Stava diventando un intellettuale organico. E anche paraculo”, pensa il figlio. Nemesio è diventato la sua nemesi, il suo incubo. Ogni notte Nemo sogna la vita del padre come se fosse sua. È una vita spericolata e bohémienne, con tante donne e poco talento.

“L’onironauta” Nemo viaggia dalla Germania di Weimar a Parigi, incontra Picasso e Brecht. All’alba, quando riprende la sua vita scialba, si sente ancora più verme. Un romanzo divertente che affronta il complesso di Edipo e il peso del passato con spirito e inventiva, e un bel colpo di scena finale.

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