Fin dall’inizio della crisi in Catalogna, i commentatori politici più lungimiranti avevano avvertito che a trarre profitto dal muro contro muro tra il governo conservatore spagnolo e gli indipendentisti catalani sarebbe stata l’estrema destra.

Oggi quella previsione si è ufficialmente avverata: grazie all’accordo raggiunto con il Partito popolare e Ciudadanos, il partito ultraconservatore Vox andrà al governo in Andalusia, la regione più popolosa del paese. È la prima volta dalla fine della dittatura franchista nel 1978 che una formazione posizionata a destra dei popolari arriva al potere in Spagna.

Vox ha saputo approfittare dell’ondata di nazionalismo nata in reazione alla “sfida indipendentista” catalana

Vox, nato nel 2013 da una scissione del Pp, è un partito nazionalista, tradizionalista e xenofobo come quelli che stanno facendo progressi in quasi tutti i paesi europei. Ma c’è una cosa che lo distingue: il suo successo non è dovuto principalmente alla cosiddetta crisi dell’immigrazione. Anche se in Spagna gli sbarchi sono aumentati da quando il governo italiano ha chiuso i porti, le cifre sono ancora relativamente basse e l’immigrazione non è al centro del dibattito.

Piuttosto, Vox ha saputo approfittare dell’ondata di nazionalismo che ha investito il discorso pubblico spagnolo in reazione alla “sfida indipendentista” catalana, intercettando gran parte degli elettori conservatori che dopo essere stati infiammati dalla linea dura del premier Mariano Rajoy si sono sentiti traditi quando il governo ha adottato una linea leggermente più conciliante.

Pessima notizia
Ma non bisogna sopravvalutare le conseguenze pratiche di questo evento. In Andalusia, Vox non parteciperà ufficialmente al governo, ma si limiterà a offrire l’appoggio esterno al Pp e a Ciudadanos. Nell’accordo raggiunto dai tre partiti non figurano le misure più controverse chieste da Vox, come l’espulsione di massa degli immigrati e la cancellazione delle leggi contro la violenza di genere – anche se l’estrema destra è comunque riuscita a imporsi su alcune questioni fortemente simboliche, come la sostituzione della legge sulla memoria storica antifranchista con una più generica “legge sulla concordia”.

La convergenza tra la destra moderata e l’estrema destra è stata resa possibile soprattutto dal comune intento di cacciare dal potere il Partito socialista, che governava ininterrottamente la regione da 36 anni e aveva perso la maggioranza assoluta alle elezioni del 2 dicembre.

Questo passaggio, però, è importante soprattutto in prospettiva. Per il premier socialista Pedro Sánchez, che a maggio aveva preso il posto di Rajoy con l’aiuto di Podemos e degli indipendentisti catalani, è una pessima notizia. Quella in Andalusia non è una sua sconfitta: la candidata del Psoe Susana Díaz è la sua principale rivale all’interno del partito. Ma la sua scommessa di smontare le tensioni nazionaliste puntando su un programma sociale ed economico di sinistra si fa sempre più difficile, come il suo tentativo di arrivare fino alla scadenza della legislatura nel 2020.

Da che parte stare
Se si guarda all’aritmetica dei sondaggi, è molto probabile che Vox si ritroverà a fare da ago della bilancia anche dopo le prossime elezioni politiche. Ora che il cordone sanitario contro la partecipazione dell’estrema destra al potere è stato rotto, non è più impossibile che una maggioranza andalusa sia riproposta al livello nazionale. Pablo Casado, che ha sostituito Rajoy alla guida del Pp, ha già fatto capire di essere più che disponibile.

Molto dipenderà dalle elezioni amministrative che si svolgeranno contemporaneamente alle europee il 26 maggio. A Barcellona Ciudadanos sostiene la candidatura di Manuel Valls, ex primo ministro del presidente socialista francese François Hollande. In patria Valls era stato spesso accusato di essere troppo di destra, ma è difficile immaginare che possa andare d’accordo con un partito sostenuto da Marine Le Pen. Ciudadanos, che è nato in Catalogna per raccogliere l’opposizione al separatismo ma alle europee sarà alleato della République en marche! di Emmanuel Macron, dovrà decidere una volta per tutte da che parte stare.

Peserà su questa scelta l’esito del processo ai leader catalani arrestati dopo la dichiarazione d’indipendenza dell’anno scorso, che si apre in questi giorni a Madrid e che rischia di trasformare di nuovo le tensioni in una crisi di piazza.

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