In nessun parlamento europeo si sa cosa sia un maxiemendamento. In nessun senato si lanciano oggetti contro il presidente e si vedono i rappresentanti del popolo in piedi sui banchi a inveire contro di lui.

In Italia invece la bagarre che ha preceduto il voto di fiducia di mercoledì sera è un fenomeno normale. Si è visto di peggio. Per esempio i deputati cinquestelle che si arrampicano sul tetto di Montecitorio e un centinaio di senatori in corteo verso il Quirinale.

Che il capogruppo della Lega in senato, Gian Marco Centinaio, abbia lanciato un libro contro il presidente Grasso (seguito da una pioggia di altri oggetti), che la senatrice di Sel Loredana Di Petris abbia dato una sberla al senatore Pd Roberto Cociancich sono considerati fatti di ordinaria amministrazione nel parlamento più numeroso, inefficiente e costoso d’Europa. In 17 sedute comuni dal 12 giugno, camera e senato non ce l’hanno fatta eleggere due giudici della corte costituzionale, ignorando gli appelli del presidente della repubblica.

La balcanizzazione della politica italiana sembra inarrestabile, e chissà cosa potrà succedere all’elezione del prossimo capo dello stato. Fronde interne di diversi partiti usano il voto segreto per delegittimare il sistema e rendere impossibile qualunque intesa, o semplicemente per impedire il numero legale.

Per la presidente della camera Laura Boldrini lo stallo sull’elezione di due giudici non è una perdita di tempo: “Non stiamo facendo una corsa”. In realtà il comportamento indecente dei parlamentari evidenzia la distanza enorme tra una casta politica privilegiata e una popolazione colpita duramente da una crisi che il ministro Padoan paragona a quella del 1929.

Nel parlamento c’è un ingorgo di leggi e decreti perché deputati e senatori che prendono 13mila euro al mese restano a Roma solo un paio di giorni alla settimana. I lavori cominciano martedì pomeriggio e giovedì tutti arrivano in parlamento con il trolley, pronti a tornare a casa.

Il tentativo di Renzi di introdurre anche per i parlamentari la settimana lavorativa di cinque giorni è destinato a fallire, come le precedenti iniziative di Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini. E già le opposizioni dichiarano guerra alla modifica del regolamento che prevede che le leggi importanti varate dal consiglio dei ministri debbano approdare in aula entro un mese. Perché bisogna avere il tempo sufficiente per salire sui banchi e lanciare oggetti, insomma per le sceneggiate che fanno parte di questo circo ben retribuito.

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