Seicento settimane fa, quando questo giornale stava per nascere, ci venne un dubbio: che il suo nome, Internazionale, potesse essere troppo connotato politicamente. Decidemmo di commissionare una ricerca di mercato, e scoprimmo che il 95 per cento degli intervistati pensava all’Internazionale football club, squadra di calcio meglio nota come Inter, e solo una piccola percentuale pensava all’Internazionale, inno del socialismo rivoluzionario. Ci fosse stato Google, avremmo risparmiato soldi e tempo (provate a cercare “Internazionale”). Oggi il più famoso motore di ricerca del mondo sta studiando un sistema di traduzione talmente raffinato che si potrà navigare in rete nella propria lingua, senza neanche accorgersi se quel sito è in cinese o turco (in fondo è la stessa idea di Internazionale, no?). Qualche anno fa c’era chi dava per certa la scomparsa dei giornali. Previsioni sballate. Chissà dove saremo tra seicento settimane. Per le tecnologie, l’editoria, e per molti campi dell’attività umana, vale quel che diceva Eraclito: “Chi non si aspetta l’inaspettato, non troverà la verità”.

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