John Lloyd ha scritto sulla Reuters che i giornalisti sono condannati all’irrilevanza. Da Barack Obama a papa Francesco, passando per il premier indiano Manmohan Singh, che in dieci anni ha fatto solo tre conferenze stampa, i leader politici di tutto il mondo hanno capito che non hanno più bisogno dei giornalisti per far sapere all’opinione pubblica quello che pensano.

Usano internet e i social network per parlare direttamente agli elettori. E così possono permettersi di rifiutare ogni contatto con i mezzi di informazione. Paul Steiger, fondatore di ProPublica, la più grande redazione giornalistica investigativa degli Stati Uniti, ha spiegato che Obama sta facendo esattamente questo. Se poi si aggiungono i sistemi di sorveglianza e di controllo di massa, che colpiscono tutti e quindi anche i giornalisti, il quadro appare davvero fosco.

L’unica consolazione è che forse anche quello che dicono i politici rischia di diventare irrilevante. Soprattutto se i giornalisti usciranno più spesso dalle redazioni per raccontare il mondo, denunciare le ingiustizie e gli abusi, ristabilendo così un legame forte con i lettori.

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