È la prima volta che un giornale britannico vince il Pulitzer, il riconoscimento più importante del mondo giornalistico statunitense. La giuria ha potuto premiare il Guardian, un quotidiano fondato a Manchester nel 1821, perché l’inchiesta sull’attività di spionaggio della National Security Agency è uscita anche sul sito del giornale, che online ha un’edizione per gli utenti americani.
Non è stato un Pulitzer inaspettato: lo scoop sull’Nsa, basato sulle rivelazioni di Edward Snowden, è senza dubbio il lavoro di inchiesta giornalistica più importante degli ultimi anni. Ma il premio al Guardian è anche, indirettamente, un riconoscimento all’intuizione e alla lungimiranza del suo direttore, Alan Rusbridger. Per salvare il giornale (ancora oggi il Guardian perde 37 milioni di euro all’anno) Rusbridger ha capito che la rete poteva diventare un’alleata, permettendo di raggiungere in modo rapido e a basso costo un pubblico enorme.
Il Guardian ha puntato ad allargare il campo di gioco, uscendo dai confini nazionali per entrare in una dimensione globale. E oggi è uno dei tre giornali più letti al mondo su internet. Una scommessa ovviamente più facile per i mezzi di informazione anglofoni, ma non per questo meno ambiziosa. Due anni fa, chiudendo il festival di Internazionale a Ferrara, proprio Rusbridger aveva ricordato: i giornali sono in crisi, ma il giornalismo non è mai stato meglio.
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