Quando abbiamo scoperto che Jhumpa Lahiri era venuta a vivere a Roma ci è sembrato incredibile. Di solito i grandi scrittori si trasferiscono a Parigi o a New York, a Londra oppure a Berlino.
I libri di Jhumpa Lahiri sono molto amati in redazione (in particolare l’ultimo romanzo, La moglie). E allora ci è sembrato naturale proporle di scrivere ogni tanto per Internazionale, magari per raccontare com’è l’Italia vista con gli occhi di una scrittrice che ha deciso di far diventare questo paese la sua nuova casa. Mai ci saremmo aspettati che Jhumpa ci proponesse il viaggio che insieme (scrittrice, giornale, lettori) abbiamo fatto nelle ultime ventuno settimane, e che in questo numero finisce, o comunque trova un primo approdo. Un esperimento compiuto in tempo reale e sotto gli occhi di tutti, senza rete, senza filtri.
La serie di brevi racconti usciti su Internazionale sarà pubblicata da Guanda. E già si pone il problema della sua traduzione in inglese, che a pensarci bene sarà un’impresa ardua. Perché rischiano di perdersi i piccoli errori, le sbavature, le scelte leggermente dissonanti, che nella loro evoluzione di questi mesi hanno rappresentato un altro piano di lettura non meno importante. Sarà un’edizione con testo a fronte, quella che uscirà negli Stati Uniti, con un gioco di specchi potenzialmente infinito. Jhumpa Lahiri continuerà a scrivere su queste pagine, quando ne avrà voglia, quando avrà qualcosa di nuovo da raccontarci, anche solo per tenerci aggiornati sullo sviluppo del suo rapporto con la lingua italiana.
Saranno come le cartoline di un’amica che ogni tanto arriveranno a riannodare il filo di una conversazione mai davvero interrotta. Intanto chi vorrà potrà incontrarla a Ferrara, al festival di Internazionale, dal 3 al 5 ottobre.
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