Il numero 1000 di Internazionale, che avete tra le mani, e il numero 1, in regalo questa settimana, sono fatti con gli stessi ingredienti. Ma nel numero 1 mancava un passaggio: la correzione delle bozze. Si vede.
Il primo refuso è a pagina 2, nella data di pubblicazione: “6 novemnre”. A pagina 46 c’è “Greenwhich” invece di Greenwich, un capolavoro. Qui e là ci sono spazi mancanti e apostrofi di troppo, nomi scritti in due modi diversi e virgolette che non chiudono, parole straniere che reclamano l’accento e corsivi dimenticati. Ma ci sono anche tante pagine senza intoppi. Tutto sommato poteva andar peggio.
Rispetto a oggi, vent’anni fa Internazionale era zeppo di maiuscole: Paese, Stato, Papa, Presidente, Nord, Sud. Oggi faremmo piazza pulita di tutti i puntini di sospensione e di molti punti e virgola. Cambieremmo Olanda in Paesi Bassi (p. 10) e scriveremmo “a tinte fosche”, non “a tinte scure” (p. 17). Nel 1993 “mass media” (p. 41) era ancora di moda.
Scrivevamo “deregolamentare” invece di liberalizzare (p. 33) e ci concedevamo metafore ardite come “sirene monetariste” (p. 17). Abbiamo fatto molta strada ma l’obiettivo è rimasto lo stesso: fare un giornale “preciso, funzionale, gradevole” (p.2).
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